Il guardiano dagli occhi rossi

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view post Posted on 26/3/2013, 21:57
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"Parlato"
narrato
"pensato"


Le nuvole, il cielo, le stelle. Tutto era legato, unito per mostrare la propria bellezza. Secondo Astrid, il cielo non avrebbe mai avuto cotanta bellezza senza le stelle o soprattutto le nuvole. Erano una cosa che, fin dalla più tenera età aveva ammirato senza sosta. E proprio quella giornata, la giovane era sdraiata sull'erba secca, a fissare l'immensità dell'azzurro esteso. Era il cinque maggio e due settimane dopo avrebbe compiuto sedici anni. Per lei, il giorno del suo compleanno andava dimenticato...
alucardfemale6001030825
Cercava di ignorare i dolci, le candele accese che trovava sulla torta quando si alzava la mattina. Sua madre aveva sempre pensato che le facesse piacere, ma ciò la spingeva a piangere ogni volta. Non aveva mai avuto alcun amico da invitare, dopo i cinque anni.
Ma quell'anno era fortunata: c'erano i suoi migliori amici a consolarla e dividere con loro la sua torta di compleanno le avrebbe fatto molto piacere. Erano tre meticci e per quanto gli altri potessero dirle che li trovavano brutti, Astrid li trovava stupendi. Erano sempre stati meravigliosi ai suoi occhi. Eppure, anche in loro compagnia riusciva a sentirsi sola. Di solito, si limitava a guardare gli altri bambini giocare insieme, da quando sua madre aveva ripreso a lavorare. Suo padre, invece, era sempre chiuso nel proprio studio, con il naso nei libri e per quanto avesse litigato con lui per potervi entrare e tenergli compagnia, questo non aveva mai accennato una risposta positiva. L'argomento era stato chiarito più volte, non si entrava nello studio di papà!

"Arcania, Azhaël, Riven, venite! Torniamo dentro, adesso.
Ho deciso... Oggi andremo a vedere il laboratorio di papà. Che lo voglia o no!"


La fanciulla chiuse le mani in pugno, arricciando le sopracciglia, mentre i suoi compagni arrivavano di corsa al suo fianco. Uno di loro stringeva un coniglio tra le fauci e, sedendosi, la fissò con aria fiera, come se aspettasse una ricompensa dalla propria padroncina. Questa afferrò la bestiolina dalla pelliccia e la gettò via, accarezzando il capo del canide.
Suo padre non era in casa, era il momento. Con estrema discrezione, i tre seguivano la ragazzina che si avventurava silenziosamente nei corridoi di casa sua. Riuscì a condurli di fronte alla porta dello studio, ma notò l'atteggiamento agitato dei tre, al sentire le grida delle chimere. Rimase incerta, mentre cercava di raccogliere il coraggio e quando finalmente questo si fece sentire, Astrid aprì la porta d'un colpo, per rimanere a bocca aperta di fronte al macabro spettacolo. Tutto ciò era più disgustoso di quanto avrebbe mai potuto immaginare. Con passi lenti, incerti, si fece strada dentro alla carneficina. Tra le varie chimere che le strillavano contro, riusciva a distingue diversi cadaveri di neonati e bambini di bassa età. Vi erano cerchi alchemici e sangue ovunque ed a quanto pare, le bestie si nutrivano divorandosi tra di loro. Si mise a piangere di fronte a tutto questo. Non riusciva a crederci, suo padre non avrebbe mai fatto una cosa del genere! Doveva esserci un motivo, per forza!
La sua attenzione venne catturata dal tintinnare di una catena, i suoi occhi guizzarono e rimasero spalancati alla vista di una bambina dall'aspetto raccapricciante. Non poté far altro, si avvicinò alla gabbia mentre questa la chiamava sussurrando.

"Signora, aiutami! Fammi uscire per favore, ho paura. Voglio tornare a casa, voglio vedere la mamma...
- O-o...ddio. Certo che ti farò uscire!
- Presto, ho fame... ho tanta fame...
- Aspettami , torno subito. Vado a prenderti qualcosa da mangiare e torno di corsa!
- NO, TI PREGO. FAMMI USCIRE.
- O-ok!"


Di corsa, Astrid si gettò verso la scrivania, andando a frugare trai vari cassetti. Dovevano esserci le chiavi da qualche parte... Strizzò gli occhi, mentre i cani abbaiavano contro le bestie in gabbia. Non vi era nessuna traccia di quelle fottute chiavi.

"Merda...
merda...
merda..."


La giovane sbatteva la fronte contro la scrivania, disperata. Sapeva che il padre sarebbe arrivato da un mo... Girò il volto al sentire gli strilli terrorizzati dalla piccola. Era la figura di suo padre che, con aria contrariata la fissava, stringendo le chiavi in mano.
D'un tratto alzò il braccio, mostrandole ciò che teneva tra le dita.

"Stai cercando questo?
- PAPÀ. COME HAI POTUTO? PERCHÉ?
- È inutile, non puoi capire. Ma tanto, è un bene che tu sia qui. Mi mancava giusto qualche cavia per la mia prossima chimera e non ho trovato nessuno, purtoppo.
- Cosa? N-non oserai... Papà... Non puoi farlo!"


Il suo fu uno scatto rapido, fulmineo. Il suo braccio destro si mosse d'un gesto fluido, andando a stamparle la mano in volto. Astrid si sfiorò la guancia con le dita, incredula e si mise a piangere per la paura. Il padre sembrava determinato a volerla legare, malgrado i vari tentativi della ragazza di opporre resistenza. Questa strillò una volta per tutte ai cani di attaccare e i tre non esitarono un istante a piombare sull'uomo per azzannarlo come dovuto. L'aveva previsto...
Lui aveva pianificato tutto. Lo sapeva fin dall'inizio, era come se lo avesse fatto apposta. Tirò fuori dalla tasca alcune siringhe e, appena ne ebbe l'occasione le piantò nei tre canidi, che appesantiti dalla sostanza, caddero al suolo. Ce n'era una anche per lei... Si agitò come poteva, mentre le legava mani e piedi e le piantò la siringa sul fianco destro. Dopo ciò, non riuscì a distinguere i vari avvenimenti. Sentì i propri cani guaitare più volte e la bambina di prima strillare impaurita, ma non aveva neppure la forza di alzare lo sguardo. Suo padre stava tracciando un cerchio alchemico... Non sapeva ancora cosa sarebbe successo, ma moriva dalla paura. I suoi occhi si spalancarono alla vista dell'immenso bagliore. Perse i sensi nell'immediato, per cadere in un lungo sonno.

Tutto era diverso, al suo risveglio. I suoi sensi, ancora offuscati le permettevano di vedere a malapena ciò che la circondava...
Un serpente rosso si muoveva per la gola di un gatto grigio, anche se non avrebbe mai sostituito la zampa che gli mancava. Quella gola ruggiva come un demone o il diavolo, nutrendosi del sangue d'una creatura che si agitava freneticamente.
Sentiva l'aria uscire dalle proprie narici, rumorosa. Il calore e l'odore della stanza erano insopportabili. Per assemblare i fatti, la creatura dovette guardarsi intorno più volte, prima di notare il volto soddisfatto e malato dell'uomo che si chinava davanti a sé.
La mano dell'estraneo andò a posarsi sul suo capo, mentre la lodava per fatti che non capiva neppure.

"Bravissima, sei stata bravissima, Astrid. Sei proprio una brava bambina! Che ne dici di giocare con me?"

Astrid? Non sapeva chi fosse l'uomo di fronte a lei e non voleva saperlo. Ma quello che capiva era la voglia tremenda di porre fine alla sua miserabile vita. L'atteggiamento calmo della bestia rimase tale, ma questa spalancò le fauci dentate per afferrare il volto prima sorridente di lui e stringerlo con una forza impressionante. Riusciva a sentirle, le ossa cedere alla sua fame. Il sangue sgorgava abbondante, mentre le bestie in gabbia scuotevano le gabbie in sintonia con la voce squillante ed addolorata della vittima. Sentì l'odore disgustoso di quell'umano e ne lasciò cadere il cadavere al suolo, osservando le chimere eccitate dal sangue. Non avrebbe mai più messo piede in quel luogo...
La porta venne spalancata dalla potenza della bestia e di scatto corse fuori dalla dimora, sotto agli occhi increduli di una donna che stava per aprirla. Uno sguardo spaventato si scambiò tra le due per breve, mentre la chimera si allontanava senza problemi.

Edited by Red_Hair_Shanks - 19/4/2017, 17:00
 
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view post Posted on 2/4/2013, 10:33
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La città era immensa e triste, come gli sguardi vuoti degli umani. Era notte fonda e ormai, tutti i cittadini erano caduti in un sonno profondo. Non riusciva a capire dove si trovasse e perché... I suoi ricordi erano chiusi, nascosti dalla propria paura, dall'agitazione che l'assaliva mentre si guardava intorno. Si sentiva diversa, bizzarra, eppure ricordava di esser sempre stata così. Aveva scoperto, quella sera, di non essere uguale agli altri. Lei non era umana anche se in quell'istante aveva la loro stessa apparenza, non lo era... E la bestia che aveva divorato quell'uomo due giorni prima ne era la prova perfetta. La sua era una nuova vita.
alucardfemale6001030825
La giovane chimera camminava per le strade di North City, cercando di seminare il panico che la stringeva tra le fauci. Le sue mani, il suo viso erano coperti di sangue e per quanto potesse strofinarsi e cercare di sbarazzarsene, quell'odore rimaneva... Quell'odore ripugnante ed invitante allo stesso tempo. La distanza percorsa le sembrava impressionante, perduta e stanca, stava cercando un posto sicuro dove riposarsi in tranquillità. Dopo una lunga ricerca, Astrid si abbandonò in fondo ad un vicolo, sdraiata su una coperta, probabilmente lasciata là da un senza tetto.

"Hey? Tutto apposto? Non hai freddo?
Stai tranquilla, ti puoi fidare, non voglio farti del male!"


La ragazza alzò lo sguardo, osservando il volto di un ragazzino. Stringeva dei vestiti tra le mani ed evitava di guardarla, imbarazzato. Le stava spiegando che aveva cercato aiuto da un amico e che questo sarebbe arrivato da un momento all'altro. Venne quindi convinta a vestirsi, non avendo alcun capo addosso ed aspettarono il tanto atteso "amico". Astrid si chiuse in un silenzio impressionante, ascoltando la voce del giovane continuare a parlare, come per rassicurarla. All'arrivo dell'altro, questa venne quasi costretta a seguirli: la trascinarono da loro. Una volta arrivati, dovettero costringerla a lavarsi e le offrirono un buon pasto per rimetterle le idee apposto.

"Allora, si avvicinò il primo, come ti chiami?
-Non lo so.
-Cosa? Come fai a non conoscere il tuo nome? Io sono Ryan e questo è Jhonn. Non preoccuparti, può sembrare aggressivo, ma è docile come un orsetto!
-Ma che diavolo dici, Ryan?!
-Eheheh, ti troverai bene qua, insomma...Se ti va di restare, sei la benvenuta!
-Ci devo pensar sù.
-OTTIMO! Benvenuta a casa Yefimovich, me e mio fratello siamo lieti di accoglierti nella nostra dimora. Vuoi vedere la tua stanza? Cominci a lavorare domani!"


Da allora, quella divenne la sua "famiglia". Jhonn e Ryan erano in realtà due orfani, vivevano nella casa di un mercante che, tempo fa, li prese sotto la propria protezione e insegnò loro il mestiere. Da quanto le spiegarono, l'anziano morì tre anni dopo, lasciando loro tutti i suoi beni.
Con il tempo, impararono a conoscere la ragazza a cui avevano dato il nome di "Ninel". Tuttavia, quando appresero la sua vera natura, il shock lasciato ai due fu incredibile. Avevano accolto un mostro in casa loro ed agitati, non sapevano se cacciarla o continuare a trattarla come l'avevano sempre fatto. Ninel cominciò ad essere ignorata ed evitata dai due che sembravano mostrare un disgusto incredibile verso la chimera. Ciò la rendeva sempre più triste e, suo malgrado, continuava a comportarsi come sempre, sapendo che un giorno o l'altro, l'avrebbero cacciata definitivamente.
Stavano cercando il coraggio di farlo...
Avvenne tre mesi dopo. La giovane, in lacrime riuscì a dire addio ai suoi amici e se ne andò senza dar alcun problema, abbandonando l'idea di rivederli. Da quel giorno, tornò ad avventurarsi nelle fogne e dopo aver incontrato un gruppo di chimere, decise di unirsi a loro e di lasciarsi convincere da tutti gli orrori che le consigliavano di eseguire. In poco tempo, il suo carattere divenne molto più duro e crudele, non dandosi alcun scrupolo ad attaccare chi aveva il coraggio di drizzarsi di fronte a loro.

"Hey, Ninel...
- Sì?
- Guarda che belle nuvole. Non ti sembrano stupende?
- Le nuvole? Sono orribili. Guardare il cielo? Stai sprecando il tuo tempo, Mike. Muoviti, altrimenti perderemo di vista gli altri...."
 
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