"come ti chiami?" "........Asmodai"

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Shunpei
view post Posted on 31/8/2012, 23:46




il rumore delle pietre che cadono, i passi dei minatori che fuggono, il rimbombo dell'esplosione, il risucchio del fuoco che dilaga nel pozzo.
e poi, il nero totale.
il ragazzo si svegliò; capì di essere sveglio perchè riusciva a vedere; non con i suoi normali occhi, le cui retine purtroppo non avrebbero mai funzionato; ma i suoi altri quattro sensi. attraverso quelli riscuiva anche a percepire i colori e le forme, una cosa molto rara, un anomalia chiamata sinestesia, che solo pochi umani possono sperimentare.
una volta assicuratosi di essere sveglio, il ragazzo si concentrò a fondo, per cercare di scoprire dove si trovava, e scoprì che la cosa gli riusciva molto difficile
"perchè dovrei affannarmi tanto per scoprire dove mi trovo? di certo qualcuno saprà spiegarmelo, piuttosto è meglio che i riposi"
pensò, prima che il suo cervello gli ricordasse gli avvenimenti più recenti
" ma che cavolo sto dicendo? c'è appena stata un esplosione in miniera. ero rimasto intrappolato; dovrei essere morto"
pensò giusto un secondo dopo, , mentre l'ansia già cominciava a far breccia nei pensieri del ragazzo.
con tutta quella preoccupazione, non aveva minimamente pensato a riconoscere l'ambiente attorno a se, e quindi si affrettò a dare una veloce scandagliata.
prese un profondo respiro, assimilando tutti gli odori presenti nel luogo.
mille profumi perforarono i delicati sensi del ragazzo, che cercò di filtrarli per ottenere le informazioni basilari che gli avrebbero concesso i primi movimenti: sentì quindi il familiare odore del legno di quercia, mentre nel suo cervello apparì una vaga macchia marrone, nient'altro che la conferma che il suo naso non si sbagliava, e che c'era dunque molto legno in quella stanza; forse ne erano fatti i pavimenti o i muri.
gli arrivarono molti altri odori, che si tramutarono in forme, colori,e altre cose che gli occhi del corvino non avrebbero mai potuto vedere.
le varie mescolanze di odori e forme gli fecero capire che si trovava nella sua casa, precisamente disteso per terra.
"forse mi hanno salvato appena in tempo, e quando ho cominciato a stare un po' meglio i miei sono usciti" pensò, rimuginando ancora su come avrebbe mai potuto uscire vivo da quella miniera.
durante quella riflessione, venne improvvisamente colpito da una sfliza di nuovi odori, completamente estranei al ragazzo, che cominciò immediatamente ad analizzarli, per capire chi, o che cosa, si trovava davanti.
nella sua mente si formò con fatica l'immagine di un uomo alto, non molto giovane, ma neanche vecchio, i capelli....il loro odore comunicava al ragazzo che i capelli erano biondi, ma così ossigenati da sembrare bianchi.
indossava una lunga tunica, di colore bianco; ma non era tutto ciò che interessava il ragazzo.
ciò he al cieco premeva di sapere era cosa diavolo fosse quel tipo.
l'olfatto allenato del ragazzo, infatti, gli stava dicendo che, sotto la pelle, quel signore non era normale, che aveva delle cose che gli si agitavano dentro, ma il corvino decise di concedergli il beneficio del dubbio, in fondo i suoi sensi non erano perfetti, e tutti possono fare degli errori "sopratutto dopo che rinvengono dopo essere stati ad un passo dalla morte" pensò, lasciando avvicinare il tipo, che comunque sembrò comprendere la confusione che il corvino provava in quel momento, perchè cominciò a parlare con voce calma e pacata, come se dovesse parlare ad un bambino che si è svegliato da un incubo
<stai tranquillo ragazzo, e siediti, non sei ancora del tutto pronto; prendi, queste sono delle medicine particolari, perchè il loro è un effetto cumulativo: più ne prendi, più è corta la convalescenza> disse, porgendo al ragazzo un pacchetto. le orecchie del corvino captarono sia il fruscio della mano, sia il movimento della aria, e perciò le sue dita si mossero sicure e agili verso la scatoletta metallica, che si scoprì essere piena di...pasticche; pasticche scarlatte, non troppo inusuali, se non per il fatto che, alle narici sensibili del cieco, le caramelline diedero la stessa sensazione che gli dava trovarsi di fianco un essere umano, come se fossero vive.
due fatti strani (le caramelle e il vecchio) erano decisamente troppi, ma il corvino si disse nuovamente che stava solo fantasticando, che l'esplosione doveva avergli scombussolato la sua 'doppia vista' e che non poteva ancora fidarsi al cento per cento delle sue sensazioni.
allungò quindi una mano nella scatoletta, e prese quattro-cinque di quelle strane pasticche rosse, raccogliendolo nel palmo della mano.
rovesciò le testa al cielo, poso la mano sopra la sua bocca, e ingollò le medicine.
lo fecero stare meglio, ma ebbero anche un altro effetto. improvvisamente gli venne voglia di dormire
" che sarà mai se dormo un po'? in fondo, posso guarire quando mi pare"
pensò, posando a terra il sacchetto, ma venne fermato dall'uomo dai capelli bianchi, che gli sussurrò, con voce tagliente
<cosa stai facendo?>
>non rompere, vecchio, ho voglia di dormire, non di mangiare quelle stupide pasticche>
disse, e per un attimo si stupì di se stesso; perchè aveva parlato così al dottore, che lo aveva salvato da morte certa; perchè?
"chissenfrega, adesso voglio dormire" pensò, mentre la voce del signore andò di nuovo a parlare
<ero curioso di scoprire il tuo Peccato, e per stavolta ti perdono, ma adesso alzati immediatamente e mangia le pasticche, ragazzo, o non risponderò delle mie azioni>
il cieco ebbe un fremito; stava per rispondergli con un altro insulto, quando ebbe una strana sensazione. la sensazione che quell'uomo, avrebbe potuto mettere fine alla sua vita in qualunque momento, se non gli avesse obbedito.
perciò prese nuovamente la scatoletta,e continuò a raccogliere le pasticche, mettendosele in bocca e ingoiandole.
durante il processo gli venne spesso voglia di abbandonare la mangiata,e di andare in cucina a bere, o di uscire a pescare, e molte altre cose; ma il pensiero della voce del vecchio lo atterriva, ricordandogli che era vivo solo grazie a lui.
dopo qualche minuto la scatola fu vuota,e il tipo tese nuovamente la mano per averla indietro, ma il corvino la mollò sul pavimento: non aveva voglia di ridargliela indietro.
il vecchio si sedette anche lui ul pavimento,e cominciò a parlare con il ragazzo, che intanto si faceva sempre più arrendevole e disinteressato alla faccenda; che importava se lui era morto? niente, come le successive rivelazioni che il vecchio dai capelli biondo-bianchi gli fece.
sei stato resuscitato con una trasmutazione umana, la tua ragazza è morta, ho ucciso i tuoi genitori perchè non dovevano saperne niente, ti ho impiantato una Pietra filosofale nel corpo e bla bla bla, tante altre informazioni inutili che al ragazzo non interessavo granchè.
sulla fine del discorso, al cieco tornò improvvisamente interesse per ciò che il vecchio diceva; così, senza un motivo valido, ma finì di ascoltare quello che era stato il monologo del tipo.
<vedo che, in perfetto accordo con il Tuo Peccato, non hai ascoltato neanche una parola; ma non mi importa, mi sono sbarazzato della mia Ira tempo fa, ma mi preme farti un ultima domanda, e sarà meglio che tu risponda almeno a questa: come ti chiami ragazzo?>
la domanda colse in contropiede il corvino, che cominciò a rovistare nella memoria per trovare il suo nome
"mi chiamo...mi chiamo... ma chissenfrega di come m9i chiamo, il vecchio può star bene anche senza no?"
pensò fra se e se, alzandosi e dirigendosi verso la sua camera da letto, poco prima che il vecchio ripetesse l'invito, stavolta molto più minacciso di prima.
il corvino, improvvisamente in ansia per la reazione del tipo, non riuscì comunque a vincere la pigrizia necessaria a ricordarsi il suo nome,e quindi, dopo un paio di secondi, afferrò il pri mo libro che gli capitò sottomano, lo aprì di colpo,e, scorrendo la pagina con il dito, trovò un nome che gli fu gradevole, e si affrettò a pronunciarlo
<......Asmodai; mi chiamo Asmodai>
disse, tornando a dirigersi verso il suo giaciglio, con le ultime parole del vecchio che andarono ad accompagnare il suo sonno
<benvenuto in famiglia, caro Asmodai; benvenuto>
 
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Shunpei
view post Posted on 1/9/2012, 20:49




un nuovo giorno è arrivato per il nostro caro Asmodai, che si sveglia nuovamente di soprassalto, ritrovandosi nel suo letto.
un paio di respiri profondi lo aiutano a calmarsi ed a capire dove si trova.
"stoffa, legno, metallo, scaffali, un letto, un baule, dei pupazzi. sono in camera mia; ma come ci sono arrivato?
mi ci sono avviato ieri sera, dopo che ho parlato con il dottore...e...il dottore mi...mi ha detto delle cose
molto strane, e il problema è che credo, credo a tutto, non riesco a trovare un altro senso per ciò che è accaduto"
questi sono i pensieri che passano veloci nella mente del Neo-Homunculus, il quale ha ancora qualche difficoltà ad accettare la situazione.
ma da qualche parte doveva pur cominciare, e iniziò quindi ad alzarsi, e mosse i primi, titubanti passi per la stanza.
"ma perchè ti agiti? torna a dormire, il resto può aspettare no?"
gli chiese la sua voce mentale, anzi...As non era sicuro che si trattasse della sua, quella voce l'aveva non solo sentita in testa l'aveva percepita con le orecchie, e ciò lo terrorizzava.
c'era forse un qualche nemico invisibile? no, impossibile, anche se si fosse nascosto ai suoi occhi, il suo naso e le sue orecchie avrebbero comunque condotto Asmodai al suo obiettivo, ogni tanto poteva tornare utile possedere degli occhi che potessero superare anche i muri; a patto che non fossero troppo spessi, ma in quella situazione non servirono a nulla, ma al "ragazzo" premeva molto scoprire l'origine della voce; ma all'improvviso quella tornò a parlare, nel tono più strano che l'Homunculus avesse mai sentito: potente, suadente, ma anche apatica, spenta, come se appartenesse ad una persona triste e depressa, che nonostante ciò trae felicità e potere da quella tristezza.
"non importa chi sono, ciò che importa è che sarò sempre con te...ora vai a leggere il biglietto"
<quale biglietto?> chiese Asmmodai, confuso; lasciò che il suo olfatto lo guidasse verso la carta, bianca, scritta con inchiostro nero.
in quel momento il ragazzo mise in pratica un altra tecnica di sinestesia: collegò la vista al tatto, e, scorrendo con il dito le parole leggermente in rilievo, esse riuscirono ad apparirgli nella mente; prima lentamente, una alla volta, poi, man mano che il ragazzo si abituava a quella tecnica di lettura, decisamente poco usata anche da lui, riuscì a leggere le lettere in sequenza, formando le parole di un messaggio. un messaggio a tratti oscuro e incomprensibile, per chiunque non avesse vissuto le stesse esperienze di Asmodai.
"Asmodai, chi ti scrive è il Padre; una volta che ti sei addormentato ne ho approfittato per eliminare le tracce della tua esistenza, ed anche per fare una chiacchierata con Sloth, ascoltalo, lui ti spiegherà il resto, se mai avessi bisogno di recuperare certe informazioni, porta con te questa lettera, c'è tutto quello che devi sapere" una piccola interruzione di qualche riga, e poi il testo riprendeva con parole che il corvino conosceva già
"ti chiami Asmodai, sei morto, sei stato resuscitato, e io ti ho fatto diventare un Homunculus, gli Homunculus sono una razza simile agli umani, bla bla bla bla bla bla......"
il ragazzo comunque starebbe per mettere la lettera, quando gli salterebbe in mente un passaggio che non aveva chiarito
"ed anche per fare una chiacchierata con Sloth, ascoltalo"
<chi è questo Sloth?>
chiese, ed in meno di un secondo la voce tornò a parlare nella testa del ragazzo
"qualcuno mi ha chiamato?"
stavolta non suadente, ma divertita, senza però perdere quella vena di apatia, come se fosse più forte di lui...o di lei...
"un momento, tu saresti Sloth?"
"complimenti, qualcuno dia un bambolotto al cieco per aver indovinato"
"ma non puoi essere dentro di me! io sono...io sono....io sono...vabbè, non importa come mi chiamo, ma.."
"ecco, vedi? sei già stato contagiato permanentemente, ormai sei in trappola cocco bello: qualunque cosa tu faccia, noi siamo uniti, per l'eternità, comunque il tuo nuovo nome è Asmodai, se ti interessa"
"no che non mi interessa"
"e non interessa neanche a me; questo ti dice niente bamboccio? "
"che...che i tuoi desideri si ripercuotono su di me?
"esatto, per esempio adesso mi andrebbe di mangiare un po', ma devo parlare con te, perchè me lo ha detto il Padre, e tutti gli Homunculus devono obbedire al Padre, compreso me"
"d'accordo, allora dimmi cosa succederà d'ora in poi"
"le nostre personalità piano a piano si fonderanno, e tu diventerai più simile a me: ti verrà voglia di appagare solo i tuoi desideri, alcune volte te lo lascerò fare, ma, visto che non fare, o fare, certe azioni ci tradirebbe, ti obbligherò a farle"
"e come?"
Sloth, rispose, sghignazzando in modo malefico
"così"
Asmodai cadde a terra, contorcendosi per il dolore, mentre Sloth mise in subbuglio i suoi nervi: gli inviò messaggi di dolore, pena, terrore, morte e altre mille sensazioni orribili
una volta finito, la voce di Sloth tornò a parlare con Asmodai
"so che fa male, ma se non te lo avessi mostrato non mi avresti creduto"
"m***a, che male"
"quindi?"
"d'accordo, ti credo, e poi?"
"bhe, quando non obbedirai agli ordini del padre potrai fare un po' quello che vorrai,e dovrai anche stare attento, perchè gli alchimisti di Stato ti daranno la caccia"
"e come farò a difendermi?"
"bhe, qui comincia il divertimento: oltre al fato di essere più veloci e forti degli umani normali, gli Homunculi sviluppano ciascuno un potere personale, che cambia da persona a persona. quando scoprirai quando è il tuo, potrai usarlo in diversi modi; ti posso dare un solo indizio in questo senso: non è un potere esoterico, ovvero non è in grado di modificare o alterare l'ambiente esterno, ma è un qualcosa che riguarda il tuo corpo"
"capisco...e...cosa mi ha fatto mangiare il Padre? mi hanno fatto star meglio, ma dubito che quelle pasticche siano medicine"
"erano Pietre Rosse; Pietre Filosofali imperfette, se un umano le usa può aumentare il potere della sua alchimia, ma l'eccessivo uso può portare ad egli effetti collaterali: una volta un tipo contro cui combattevo cercò di trasformare il suo braccio in un cannone: il risultato fu un ibrido veramente mostruoso, il bracco era fatto in parte di carne e in parte di metallo; sanguinava, alcuni meccanismi si muovevano e gli provocavano delle fitte di dolore tremende, ma la parte peggiore erano le dita: la mano era stata trasformata nella bocca di un cannone, e le dita spuntavano dai bordi, agitandosi e contorcendosi."
"quindi, fammi capire: mi avete fatto ingerire delle pietre che potrebbero uccidermi?"
"tranquillo; come stavo cercando di spiegarti, gli Homunculus usano le Pietre Rosse come "vite aggiuntive"
fino a quando avrai delle pietre rosse, possiederai un potere rigenerativo che ti garantirà la sopravvivenza anche se ti sarà inflitta una ferita mortale: un colpo al cuore, essere tagliato a metà, farti saltare la testa; nulla ti toccherà; certo, sentirai dolore come tutti gli altri, ma a parte quello sarai a posto, e il dolore sparirà in pochi secondi"
"capisco...dunque che si fa?"
"adesso ti vai ad allenare; anzi, prima ti vesti che è meglio"
Asmodai si toccò il busto, scoprendo che l'Homunculus aveva ragione: era completamente nudo.
cominciò quindi a "guardarsi" intorno, con le sue particolari capacità.
"che ne dici di quel vestito laggiù? mi sembra bello?"
"ma sembra un armatura medioevale!"
"lo so, ma devi anche coprirti l'Horoborus, e quell'elmo sembra fatto apposta per proteggerti"
"d'accordo, nessun avvertimento da darmi prima di partire?"
"non respingermi; se ti lascerai andare sarà tutto più facile, e la tua coscienza non verrà solo cancellata, solo un po' modificata"
il ragazzo deglutì, improvvisamente spaventato; ma d'altra parte il vecchio dai capelli biondo-bianchi l'aveva salvato: come minimo aveva un grosso debito nei suoi confronti.
si diresse quindi verso la semi-armatura, cominciando ad indossarla: i larghi pantaloni gonfiati sulle cosce, le strisce di stoffa che pendono dal bacino, l'attillato vestito nero a righe, coperto da alcune placche d'acciaio, i bracciali, anch'essi di acciaio, l'elmo (indovinate un po'? d'acciaio), il cappuccio, gli stivali, ed infine, una strana mantellina, che copriva solo le spalle, ed aveva sopra ricamati due teschi bianchi, abbastanza inquietanti
"direi che sono pronto, spero solo di non essermi messo qualcosa male"
"controllati allo specchio no?"
"sono cieco"
"ma sei anche siniestetico no?"
"è diverso: gli specchi danno una rifrazione della luce, e la luce non ha odore, quindi non posso vedere come sto"
"vabbè, vedrò di accontentarmi"
"ok, e ora?"
"ora si parte"
" sicuro?"
"sì"
ed in effetti, Asmodai aveva voglia di partire, di cominciare la sua nuova vita, aveva anche fame, ma non sentiva lo stimolo di mangiare, un po' come ieri con il vecchio, solo che era successo la cosa opposta.
si diede una rapida controllata, per assicurarsi di aversi sistemato bene la semi-armatura, ma alla fine si sarebbe dovuto accontentare delle sue sensazioni.
<bene, si comincia>
disse, cominciando a muoversi verso la porta, desideroso di mettersi in viaggio
"è strano provare sensazioni che non sono le tue"pensò, grato che almeno per il momento Sloth stesse in silenzio.
uscì dalla porta, incamminandosi lungo il prato che una volta avrebbe definito il suo giardino, ma ora non più.
quello era il giardino di *******, l'umano; mentre ora era Asmodai,l'Homunculus, e niente di quel luogo gli apparteneva.
cominciò ad allontanarsi, prima dalla casa, e poi dalla città, senza essere riconosciuto, come era giusto, perchè nessuno lo conosceva, nessuno sapeva chi era, tutti lo lasciavano andare via, gettandogli uno sguardo di riprovazione quando passava davanti ad un mendicante senza lasciare niente, quando interrompeva il gioco di qualche allegro bambino e proseguiva senza scusarsi.
ma dopo pochi giorni lo dimenticarono, e lui in quei pochi giorni fece molta strada, senza mai fermarsi, lasciando nella memoria delle persona solo l'immagine di un passante bizzarro, ma un po' apatico, come se ne non gli interessasse di niente, come se il mondo intero per lui non contasse niente...

 
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