CITAZIONE
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Era solo un cancello in ferro battuto. Un semplice cancello, nient'altro.
Questione di attimi, e tutto nella mia vita sarebbe cambiato, anche la più piccola delle cose e la più ingenua delle abitudini. Ferma, come ghiaccio, non riuscivo a muovere quell'unico, fatidico, passo. Quel passo che mi divideva dal resto del mondo, che mi teneva sospesa allo spasmo, divisa tra una scelta fin troppo gravosa, una scelta che avrebbe deciso tutto. Non era un'esagerazione, se non la consapevolezza del gesto, delle conseguenze. Conseguenze...
Il sole splendeva alto nonostante ci fosse un leggero venticello, tagliente e freddo. Odiavo le mezze stagioni, e a dire la verità, odiavo tutto in generale. I raggi, caldi e magnetici, confondevano l'aria, quasi scindendola in tanti piccoli atomi, arabeschi colorati e pigmenti di dolce tepore. Tra un sospiro e l'altro, il dolce cinguettio degli uccellini assopiva la mia eterna indecisione, spingendomi a fare quella scelta, più che giusta, giustissima. Era ciò che volevo dalla mia vita, era ciò che mi ero autoimposta per tutto quel tempo. Tutti gli allenamenti, tutte le lezioni seguite, sarebbero diventate fumo. I miei sforzi, vani...no, io non volevo quello. Io volevo dare una svolta, volevo cambiare.
Ricominciare da zero e crescere, crescere e diventare sempre più forte. Ma dovevo cominciare dall'inizio, e avevo bisogno di Basi. Le stessi basi che ora, in tutta la loro maestosità, si ergevano dinnanzi i miei occhi, quasi increduli. Stretta nella camicia di pregiato lino e nei corti pantaloncini neri, me ne stavo buona buona, indecisa su quale strada intraprendere.
Ma ormai il dado era tratto, e il resto, era il caso di dirlo, era... Alchimia.
Quale sublime parola, eterno baluardo di speranza, ineruttabile sogno di diamante, che avrei raggiunto in ogni caso, anche a costo di vendermi l'anima. Così, un altro passo, e mi addentrai nel cancello semichiuso. L'Accademia, eccola...sarei dovuta entrare, lì dentro, impormi e farmi valere. Non sarebbe stato un gioco da ragazzi, anzi... forse la più grande delle mie fatiche. Sorrisi appena, quasi triste, mentre spostai lo sguardo dall'enorme struttura squadrata ad uno dei soldati messi lì fuori, di guardia. Cominciava già a guardarmi con aria stranita, come un'intrusa...non aveva tutti i torti.
Un leggero inchino, un po' smorzato, e aprii bocca.
Salve. Scusi l'improvvisa intrusione, ma sono qui per frequentare l'Accademia.Una breve pausa. Tossii appena, per schiarirmi la voce quanto bastava per non apparire impaurita, o comunque emozionata.
Il mio nome è Arriane Dumal, ecco le mie referenze e i miei dati personali. Potete controllare.Con disinvoltura ed esasperante sicurezza che da sempre mi contraddistingueva, porsi i documenti al secondino, rassicurandolo anche con lo sguardo. Spostai nuovamente lo sguardo sulla struttura, osservandola in ogni minimo particolare...il mio futuro, era racchiuso in quelle quattro mura.