Schokel o "L'Avanguardia"

Passo lungo e lento quello del ragazzo, avvolto in un lungo cappotto blu; sotto l'apertura anteriore che taglia il capo verticalmente si può intravedere un paio di pantaloni di velluto, anch'essi blu, e un maglione nero. Lo sguardo è sereno e la mano destra va a sistemarsi le sottili lenti ben davanti agli occhi, mentre la mancina tiene la valigia contenente l'estremo necessario lungo la vita.

"Eccoci arrivati"

Pensa Schokel nel giungere dinnanzi al cancello d'ingresso. Quindi, estraendo un documento ben piegato dalla tasca del cappotto si rivolgerebbe ad una delle guardie di ronda, dicendo con fare formale ma pacato.

Buongiorno. Sono stato chiamato per frequentare l'Accademia. Queste sono le mie referenze.

Dopo una pausa aggiungerebbe.

Attendo qui nel frattempo.

Rimarrebbe quindi in piedi, immobile, cme pietrificato, eccetto per la testa che ruoterebbe tutt'intorno, come ad esplorare lo spazio circostante.

Ricevendo l'invito ad entrare per godere un po' del fresco del capanno di avamposto, Schokel non può che accettare, rinfrescandosi un po' così e trovando riparo dagli intensi raggi solari che caratterizzavano quella giornata. Quindi, ottenuto il permesso di procedere nel cammino, avrebbe salutato i due uomini di guardia con un:

Grazie e arrivederci!

Quindi, con lo stesso identico passo usato in precedenza, avrebbe continuato nel cammino, superando il cancello d'ingresso e procedendo lungo il sentiero battuto, ben visibile e fortunatamente in buone condizioni; se fosse giunto in un giorno di pioggia, probabilmente si sarebbe infangato scarpe e pantaloni, una vera seccatura.
Dopo alcuni minuti trascorsi in silenzio a contemplare la natura circostante, il giovane riuscirebbe a scorgere tra le piante un enorme edificio, molto probabilmente l'accademia.

"Eccoci finalmente!"

Penserebbe soddisfatto fra se' e se', senza rallentare il passo o titubare: ormai la prima fase della sua carriera stava per iniziare e non poteva ne' voleva retrocedere di un solo centimetro. Giunto finalmente all'immenso portone centrale, scorgerebbe nascosto nel legno dell'imponente ingresso una porticina più piccola, ben mimetizzata e invisibile da lontano. Quindi, fermatosi davanti a tale uscio e piazzatosi bene a terra con le gambe distese e leggermente divaricate porterebbe la destra al duro legno, battendo tre colpi con le nocche, sperando che il rumore prodotto fosse sufficiente ad attirare l'attenzione di qualche portinaio o custode all'interno.

Schokel, dopo aver fatto il suo ingresso nell'edificio, ascoltò con attenzione le parole della segretaria, senza farsi sfuggire una solo sillaba nonostante la marea di informazioni comunicate dalla donna. Dopodichè, dopo aver udito l'ultima frase rivolta in sua direzione si diede un'occhiata intorno, esplorando l'enorme atrio d'ingresso: una doppia scalinata opposta al portone portava ai piani superiori mentre tutte le pareti erano rivestite da quadri e arazzi, con delle porte che probabilmente portavano in altri luoghi comuni. Comunque, disse senza farsi troppi problemi alla donna:

Aspetterò l'accompagnatore: questo posto è immenso e non vorrei perdermici subito.. Penso che aspetterò di essere in possesso della pianta dell'edificio prima di girovagare per la struttura

Già, se quel posto fosse stato una casa con tre stanze non sarebbe stato difficile giungere fino alla propria camera, pur non conoscendo la pianta, ma girovagare per un castello (dopotutto non era molto diverso da questo) senza conoscerlo a dovere era peggio che vagare per un labirinto. Per questo il diciannovenne aspetta in piedi, con la valigia ancora stretta nella mano sinistra, in attesa di qualche anima pia che lo accompagnasse nella sua stanza.

Il giovane seguì il caporale col suo solito passo, rifiutandosi però di consegnare la valigia, non per mancanza di fiducia ma per rispetto del grado dell'altro uomo (dopotutto è un'accademia, non un albergo!).
Una volta giunti per un percorso tortuoso davanti all'uscio della stanza, il giovane ricevette dal militare una chiave d'ottone dorato, la chiave della stanza. Quindi, congedatosi dall'altro, Schokel avrebbe rivolto la propria attenzione alla propria camera.