Il luogo era orribile, silenziosissimo, tutto ciò che si avvertiva erano i passi di Emil su un materiale che sembrava roccia, e un gocciolare incessante che invadeva tutto lo spazio circostante.
Una ventata d'aria arrivò da dietro di loro, facendoli rabbrividire, e si perse in lontananza.
Come questa si fu placata iniziò subito un mare di urla, ululati, ringhi inumani.
No...non erano solo inumani...erano profondamente innaturali e sinistri, come se nessuna creatura mai esistita sulla terra fosse in grado di emettere suoni così strazianti e minacciosi.
Il rumore di alcuni passi strascicati fu appena udibile davanti a loro.
"Sei venuto..."
La voce era viscida, dal tono compiaciuto.
Il risultato era inquietante, tanto che Alyssa afferrò la maglia di Emil per la paura.
"Ti prego...."
Sussurrò, con le lacrime agli occhi, spaventata da tutto ciò che sentiva.
"...ti prego andiamo via..."
la voce era tremante, quasi rotta dal pianto che si sforzava con tutte le sue forze di trattenere.
L'amico rafforzò la presa che aveva sulla ragazzina come per rassicurarla, lui stesso era troppo evidente che fosse spaventato, lo si capiva dal battito accelerato e dal respiro corto.
"No...rimarrò qui finchè non mi daranno ciò che mi hanno promesso."
Sussurrò in risposta, la voce era agitata e segnata da pause irregolari.
Poi alzò la voce per farsi sentire dalla nuova persona che era arrivata.
"Sì, siamo qui."
Disse serio usando tutta la sua forza di coraggio per mantenere la voce ferma.
"Allora seguitemi.."
La sgradevole voce dell'uomo era più lontana di prima....poteva voler dire solo che avrebbero dovuto proseguire ancora lungo il corridoio verso quel piccolo e umido angolo d'inferno.
"Lo vedi?
Lo senti?
Cosa fai....è il tuo sogno...ora lo puoi afferrare...
...non lasciartelo sfuggire.
Tuttavia temi sempre ciò che c'è dietro il velo dell'illusione...
...perchè potrebbe essere l'ultima cosa che vedrai."
Emil improvvisamente si bloccò al sopraggiungere di passi talmente lievi che a fatica si distinguevano dal silenzio più totale, tratteneva il fiato, stava fermo e non proferiva parola, come se il solo minimo movimento sarebbe stato fatale.
"Cosa c'è?"
Domandò Alyssa impaurita.
Un ringhio.
Emil indietreggiò di un solo passo.
"E' una pantera...."
Rispose in un soffio il ragazzino.
"Però....è molto grande e..."
Puzzava terribilmente di carne marcia e sangue.
"...e dalla sua bocca cola sangue...."
Si zittì di colpo perchè l'amica sempre più terrorizzata si agitava terribilmente tra le sue braccia, facendo vagare gli occhi come impazziti da una parte all'altra del corridoio, senza soffermarsi su nulla, perchè per lei era tutto uguale, tutto un immenso e profondo buio.
Sopraggiunsero nuovamente i passi strascicati dell'uomo di prima, dopo di che uno sferragliare di catene e un ruggito rabbioso e sinistro.
Probabilmente l'animale era legato.
Ma sicuramente lo era per la sua troppa aggressività....e l'estrema pericolosità.
"Quanto dovrò aspettare per avere ciò che ho chiesto..."
Chiese Emil, di nuovo sforzandosi, quasi al limite delle sue possibilità, di rimanere calmo e lucido.
Alyssa sentì una flebile risata che le fece accapponare la pelle.
"Lo avrai e il prezzo è questo."
Altro stridere di catene e un ringhio.
La presa di Emil divenne tanto forte da farle male.
"Non diventerà mai una bestia del genere!"
Sbottò la voce dell'amico mentre questo si ritraeva.
la ragazzina non capiva più nulla, nè dove si trovasse nè con chi stessero parlano e nè perchè fossero lì.
"Per quello che hai chiesto è l'unico modo..."
"No..."
Sussurrò Emil, fece per ritrarsi e tornare sui propri passi, ma mani e voci arrivarono da tutte le parti, afferrando Alyssa e togliendola dalle braccia dell'amico.
Lo chiamò diverse volte a voce sempre più alta, piangendo e dimenandosi il più possibile, senza risultati.
"Mi dispiace..."
sentì la voce dolorosamente famigliare vicino a lei, ma non poteva raggiungere il ragazzino, sia perché era tenuta bloccata da quelle salde mani, sia perché le sue mani che si sporgevano disperatamente verso la voce non incontravano nulla, solo il freddo vuoto.
"...mi avevano detto che saresti tornata a vedere e a camminare..."
Il tono era così triste e sofferente.
Perché lo aveva fatto?
Perché si era fidato di dei tipi come quelli?
Lo chiamò ancora ma quello ricevette solo l'ultimo flebile sussurro concessole di sentire dall'amico.
"Perdonami..."
"Le conseguenze fanno male, il sogno non era come tu lo avevi desiderato.
L'illusione era troppo spessa per te.
Hai cercato di afferrare qualcosa di troppo grande, ma non potevi tenere tutto...
....così hai solamente perso parte di ciò che già avevi:
Ma non te la devi prendere con nessuno, sei tu il vero artefice dell'illusione...
...sei tu il vero artefice del sogno che ti ha divorato...
...ma non sarai solo tu a soffrire per le conseguenze della tua stoltezza.
Ma sarai ugualmente solo.
Solo intrappolato nel tuo stesso sogno."
Dopo l'inferno.
Una serie di confuse urla e addolorate e strazianti, dolore, mani, odori nauseabondi e inebrianti.
Gli input erano troppi, venivano da tute le parti, si insinuavano in lei per mezzo di ogni senso.
Urlava, sentiva Emil urlare, sentiva altri esseri immondi levare al cielo i loro ululati di macabra gioia mista a piacevole dolore.
E tutto pian piano diveniva sempre più sfumato, come inghiottito da una massa nera e silenziosa, infinita, senza fondo, senza suoni.
Colma solo di una pace effimera e finta.
Nella tenebra senza fine una voce parlava, parlava di un sogno che doveva essere afferrato, parlava di un sogno che si mescolava alla mera illusione e parlava dell'illusione che si trasformava in macabra realtà senza consolazione, né soluzione, né pace.