Inglobato nel sogno...

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Proto_Sword
view post Posted on 11/10/2010, 21:50




Era una splendida mattina di sole, Alyssa ascoltava, seduta sul proprio letto, gli uccellini che cantavano posati sull'albero di fronte alla sua finestra e il cane che sembrava voler rispondere loro abbaiando. Il sole le accarezzava la pelle diffondendo un piacevole tepore per il suo corpo e trasmettendo un senso di rilassante pace.
Emil, il suo migliore amico, quel giorno sarebbe venuto a trovarla dopo circa un mese, infatti era stato costretto a letto a causa della febbre per un discreto periodo di tempo.
Sua madre entrò in camera e la aiutò a cambiarsi e, successivamente a pettinarsi. Poco più tardi arrivò il ragazzino atteso, passarono buona parte della mattinata in cortile a chiacchierare e giocare con il cane nero della famiglia. Emil sembrava essersi rimesso bene, quasi come se non fosse mai stato malato, tuttavia c'era qualcosa...Alyssa lo avvertiva dal suo modo di fare, dalla sua intonazione e dalle pause che faceva mentre parlava...sembrava proprio che dovesse dire qualcosa ma che per qualche motivo o non ne avesse il coraggio o non se la sentisse. Lei temette che l'amico le stesse nascondendo qualcosa, tuttavia non disse nulla per esternare queste sue sensazioni, non voleva rovinare quel giorno, così cercò di ignorare il più possibile ciò che di stonato in Emil continuava a percepire.
A metà pomeriggio Emil propose una passeggiata e ottenne dai genitori di Alyssa il permesso alla condizione che non stessero fuori per più di due ore.

"Rimane forse tale un sogno quando lo riesci finalmente ad afferrare?
E se una volta che finalmente che lo stringi tra le tue mani ti accorgi che non era ciò che volevi...
...oppure che non hai mai saputo cosa stavi veramente desiderando...
Capiresti che hai superato i tuoi limiti?
"
Non tutti sono consapevoli di ciò che chiedono alla vita, non tutti ne comprendono le conseguenze.



Durante la passeggiata per le strade secondarie del centro città Alyssa sentiva la tensione mai espressa a parole chiudersi su di lei e sull'amico come una cappa soffocante.
Emil parlava, parlava, parlava, ma erano parole vuote, lei non le ascoltava che distrattamente e lui non stava veramente pensando a ciò che diceva era solo un vano tentativo di rendere più leggera l'atmosfera, ma lo sforzo risultava palesemente inutile.
Ed era fin troppo sicuro, diversamente da tutte le precedenti volte, della strada da prendere, come se avesse una meta precisa. Solitamente passeggiavano senza sapere bene dove andare, fermandosi quando Emil vedeva qualcosa di curioso o particolarmente bello in una vetrina. Quella era l'eccezione, quello era
non normale e per questo fonte di preoccupazione.
"Emil...."
Alyssa in quella parola ci aveva messo tutta la durezza di cui era capace, aveva afferrato il coraggio a due mani, stringendo nervosamente la presa sui braccioli della sedia.
Non attese una risposta dall'amico, temendo che il coraggio sarebbe svanito presto.
"...Dove stiamo andando?"
Quell'intonazione, così improvvisamente diffidente non poté che ferire Emil, la ragazzina lo comprese dal fiato tutto ad un tratto trattenuto, poi sostituito da una serie di respiri accelerati....segno evidente di agitazione.
"Non ti preoccupare..."
Rispose. Non era sincero, lui stesso riusciva a stento a reprimere il timore, non avrebbe mai potuto rassicurare un'altra persona.
E allo stesso tempo tradiva una certa premura di dire qualche cosa che però, forse per paura o per vergonia non rivelava mai.
Alyssa rimase zitta ed Emil fece altrettanto, oramai aveva capito che far finta di parlare non funzionava, anzi, serviva solo a rendere tutto più irritante e angoscioso che mai.


"Come ti senti ad un passo dall'oggetto del desiderio?
Puoi ancora afferrarlo?
Ne sarai in grado?
Oppure verrai sopraffatto dall'emozioni e inglobato nel sogno....
....nulla più che un misero frammento di vita senza speranza e desideri....
....nulla più che il mostro che il sogno stesso ti ha reso...
...un essere che non avresti mai voluto diventare ma in cui ti sei trasformato con le tue stesse mani.
"
Saresti disposto a sopportare tutto questo?



Emil si fermò all'improvviso, in un vicolo deserto, senza alcun rumore se non quelli che giungevano lì da altre strade più lontane, solo dominato da un odore di rifiuti e urina nauseabondo.
"Dove siamo?"
Domandò Alyssa, non le piaceva per nulla il posto, la situazione....niente di ciò che stava succedendo le piaceva....
"In un posto dove ti possono aiutare"
Disse il ragazzino.
"Ho parlato con delle persone...."
la sua voce, che si affievoliva sempre di più, morì nel cigolio di una porta che veniva aperta davanti a loro, ma non c'era nessuno lì oltre ai due amici, quindi era stato Emil ad aprire la porta.
Dopo di che prese in braccio Alyssa, che non aveva il coraggio di protestare in alcun modo, anzi si teneva stretta all'amico per il timore di ciò che avrebbe trovato oltre quella porta, in un ambiente che puzzava di umido, chiuso e marcio. L'aria proveniente da lì era fredda e permeata di emozioni talmente intese che si potevano avvertire nonostante non si trattasse di entità materiali, erano emozioni sgradevoli, odio, paura, rabbia, morte....fecero accapponare la pelle ad Alyssa che se avesse avuto l'uso delle proprie gambe sarebbe uscita di corsa.
"Ti prego...usciamo..."
Cominciò in tono basso, supplichevole.
Emil stava tremando a sua volta, ma si tratteneva dal voltarsi indietro.
"Non posso..."
Rispose serio, fermo sulle proprie posizioni, utilizzando tutto il coraggio di cui era capace.
"...ho espresso un desiderio, loro lo possono realizzare....quindi non tornerò mai indietro."
Concluse infine cominciando a scendere delle scale che portavano in un ambiente ancora più orribile di quello che si propettava da fuori.
 
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Proto_Sword
view post Posted on 12/10/2010, 18:29




Il luogo era orribile, silenziosissimo, tutto ciò che si avvertiva erano i passi di Emil su un materiale che sembrava roccia, e un gocciolare incessante che invadeva tutto lo spazio circostante.
Una ventata d'aria arrivò da dietro di loro, facendoli rabbrividire, e si perse in lontananza.
Come questa si fu placata iniziò subito un mare di urla, ululati, ringhi inumani.
No...non erano solo inumani...erano profondamente innaturali e sinistri, come se nessuna creatura mai esistita sulla terra fosse in grado di emettere suoni così strazianti e minacciosi.
Il rumore di alcuni passi strascicati fu appena udibile davanti a loro.
"Sei venuto..."
La voce era viscida, dal tono compiaciuto.
Il risultato era inquietante, tanto che Alyssa afferrò la maglia di Emil per la paura.
"Ti prego...."
Sussurrò, con le lacrime agli occhi, spaventata da tutto ciò che sentiva.
"...ti prego andiamo via..."
la voce era tremante, quasi rotta dal pianto che si sforzava con tutte le sue forze di trattenere.
L'amico rafforzò la presa che aveva sulla ragazzina come per rassicurarla, lui stesso era troppo evidente che fosse spaventato, lo si capiva dal battito accelerato e dal respiro corto.
"No...rimarrò qui finchè non mi daranno ciò che mi hanno promesso."
Sussurrò in risposta, la voce era agitata e segnata da pause irregolari.
Poi alzò la voce per farsi sentire dalla nuova persona che era arrivata.
"Sì, siamo qui."
Disse serio usando tutta la sua forza di coraggio per mantenere la voce ferma.
"Allora seguitemi.."
La sgradevole voce dell'uomo era più lontana di prima....poteva voler dire solo che avrebbero dovuto proseguire ancora lungo il corridoio verso quel piccolo e umido angolo d'inferno.

"Lo vedi?
Lo senti?
Cosa fai....è il tuo sogno...ora lo puoi afferrare...
...non lasciartelo sfuggire.
Tuttavia temi sempre ciò che c'è dietro il velo dell'illusione...
...perchè potrebbe essere l'ultima cosa che vedrai.
"



Emil improvvisamente si bloccò al sopraggiungere di passi talmente lievi che a fatica si distinguevano dal silenzio più totale, tratteneva il fiato, stava fermo e non proferiva parola, come se il solo minimo movimento sarebbe stato fatale.
"Cosa c'è?"
Domandò Alyssa impaurita.
Un ringhio.
Emil indietreggiò di un solo passo.
"E' una pantera...."
Rispose in un soffio il ragazzino.
"Però....è molto grande e..."
Puzzava terribilmente di carne marcia e sangue.
"...e dalla sua bocca cola sangue...."
Si zittì di colpo perchè l'amica sempre più terrorizzata si agitava terribilmente tra le sue braccia, facendo vagare gli occhi come impazziti da una parte all'altra del corridoio, senza soffermarsi su nulla, perchè per lei era tutto uguale, tutto un immenso e profondo buio.
Sopraggiunsero nuovamente i passi strascicati dell'uomo di prima, dopo di che uno sferragliare di catene e un ruggito rabbioso e sinistro.
Probabilmente l'animale era legato.
Ma sicuramente lo era per la sua troppa aggressività....e l'estrema pericolosità.
"Quanto dovrò aspettare per avere ciò che ho chiesto..."
Chiese Emil, di nuovo sforzandosi, quasi al limite delle sue possibilità, di rimanere calmo e lucido.
Alyssa sentì una flebile risata che le fece accapponare la pelle.
"Lo avrai e il prezzo è questo."
Altro stridere di catene e un ringhio.
La presa di Emil divenne tanto forte da farle male.
"Non diventerà mai una bestia del genere!"
Sbottò la voce dell'amico mentre questo si ritraeva.
la ragazzina non capiva più nulla, nè dove si trovasse nè con chi stessero parlano e nè perchè fossero lì.
"Per quello che hai chiesto è l'unico modo..."
"No..."
Sussurrò Emil, fece per ritrarsi e tornare sui propri passi, ma mani e voci arrivarono da tutte le parti, afferrando Alyssa e togliendola dalle braccia dell'amico.
Lo chiamò diverse volte a voce sempre più alta, piangendo e dimenandosi il più possibile, senza risultati.
"Mi dispiace..."
sentì la voce dolorosamente famigliare vicino a lei, ma non poteva raggiungere il ragazzino, sia perché era tenuta bloccata da quelle salde mani, sia perché le sue mani che si sporgevano disperatamente verso la voce non incontravano nulla, solo il freddo vuoto.
"...mi avevano detto che saresti tornata a vedere e a camminare..."
Il tono era così triste e sofferente.
Perché lo aveva fatto?
Perché si era fidato di dei tipi come quelli?
Lo chiamò ancora ma quello ricevette solo l'ultimo flebile sussurro concessole di sentire dall'amico.
"Perdonami..."

"Le conseguenze fanno male, il sogno non era come tu lo avevi desiderato.
L'illusione era troppo spessa per te.
Hai cercato di afferrare qualcosa di troppo grande, ma non potevi tenere tutto...
....così hai solamente perso parte di ciò che già avevi:
Ma non te la devi prendere con nessuno, sei tu il vero artefice dell'illusione...
...sei tu il vero artefice del sogno che ti ha divorato...
...ma non sarai solo tu a soffrire per le conseguenze della tua stoltezza.
Ma sarai ugualmente solo.
Solo intrappolato nel tuo stesso sogno.
"



Dopo l'inferno.
Una serie di confuse urla e addolorate e strazianti, dolore, mani, odori nauseabondi e inebrianti.
Gli input erano troppi, venivano da tute le parti, si insinuavano in lei per mezzo di ogni senso.
Urlava, sentiva Emil urlare, sentiva altri esseri immondi levare al cielo i loro ululati di macabra gioia mista a piacevole dolore.
E tutto pian piano diveniva sempre più sfumato, come inghiottito da una massa nera e silenziosa, infinita, senza fondo, senza suoni.
Colma solo di una pace effimera e finta.
Nella tenebra senza fine una voce parlava, parlava di un sogno che doveva essere afferrato, parlava di un sogno che si mescolava alla mera illusione e parlava dell'illusione che si trasformava in macabra realtà senza consolazione, né soluzione, né pace.
 
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Proto_Sword
view post Posted on 13/10/2010, 22:05




Quando Alyssa si svegliò subito la colpì il tanfo dell'ambiente in cui si trovava, era come quello che aveva sentito nell'ambiente umido appena dopo le scale, ma era amplificato talmente tanto da farle dolere la testa. E, in contrasto con il disgusto che avvertì ad un primo impatto, si rese conto che ad una parte di lei quell'odore piaceva.
Era sangue, carne viva e carne morta...una recondita porzione dell'istinto le disse cibo...preda....
Senza nemmeno rendersene conto si alzò in piedi era ancora stordita...talmente storidita che non si accorse dell'assurdità della situazione. Quando finalmente la concezione di tutto ciò che la circondava e del suo stesso corpo, si bloccò cominciando a toccare convulsamente le luride pareti della claustrofobica stanzetta di legno e il proprio viso.
Io ci vedo? Come è possibile? Mi reggo suelle mie gambe....è forse un...
Sogno...
La voce era dentro la sua mente, le parlava da quando aveva perso i sensi, ciò che diceva non era chiaro, ma trasmetteva angoscia e incredibile irrequietezza.
Non è possibile che sia un sogno..è tutto così definito, nitido, troppo per essere solo un incubo.
Piano si incamminò verso quella che sembrava una porta, l'unica dell'ambiente.
Incredibilmente si reggeva in piedi e l'equilibrio non costituiva un problema, la vista invece era ancora un po' sfuocata, ma non si sognava di lamentarsi: aveva desiderato per molti anni di poter tornare finalmente a vedere il mondo come quando era più piccola...
Uscì dalla porta, fuori c'era un silenzio di tomba, fatta eccezione solo per il lontano ed incessante gocciolio. Non si vedeva nessuno e nulla.
Alyssa imboccò il corridoio, scelse il senso semplicemente a caso...oppure secondo l'istinto, non lo sapeva dire con certezza.
Lungo il corridoio ancora nessuno, ma l'odore di sangue così inebriante e spesso era sempre più vicino, proveniva dalla grossa stanza cricolare dalla quale si accedeva attraverso una volta a botte senza porte.
Lì diversi cadaveri mutilati, la
cosa che aveva provocato la loro morte si era accanito talmente tanto sui loro corpi che era difficile distinguere i lineamenti delle vittime.
Era arduo persino tentare di ricomporre i cadaveri, tanti "pezzi" c'erano e tanto piccoli e sparsi erano. Un conato di vomito le salì alla gola, ma nel suo animo gioiva.
Gioiva profondamente e ne voleva ancora, come se fosse una droga, come se fosse quella l'unica cosa per cui valesse vivere.
Dell'essere che aveva compiuto quel massacro non c'erano tracce, solo i solchi profondi dei suoi artigli sul pavimento di pietra e sui cadaveri, oramai completamente ricoperti di sangue.
Dopo qualche secondo...o forse minuto di semplice lasciarsi andare alle emozioni Alyssa riacquistò la lucidità: Capì che non era sicuro rimanere lì, se fosse tornata quella bestia avrebbe probabilmente fatto la stessa fine anche lei.

"Una bestia....
...forse tu lo ritieni un mostro...ma tu cosa sei?
Non sei forse diventata tu stessa ciò che chiami mostro?
Stai facendo finta di non saperlo...o più probabilmente non te lo domandi...
...ma la risposta la sai già da te.
"


Era di nuovo quella strana e convincente voce, che continuava a parlarle alla coscenza e a dire tutte le cose scomode, ma vere. Quella voce rivelava la realtà più cruda e scopriva i segreti celati proprio nell'animo e quello altrui.
Imboccò un altro corridoio, continuava a trovare solo cadaveri sulla sua strada.
Cadaveri di uomini, bestie e strani ibridi, che sentiva come innaturali ma simili a sè. E ogni volta che vedeva e odorava il loro sangue il suo animo era ricolmo di una macabra gioia e di una feroce soddisfazione...spesso si ritrovò a pensare che se fosse stata lei a fare tutto ciò sarebbe stata sicuramente molto più felice e inebriata da quel magnifico odore di carne e sangue.

"Tu senti le prede...il desiderio di caccia...
E il predatore è soddifatto solo quando è lui stesso che si procura ciò di cui sopravvivere.
...ma lo senti, vero? Non è solo sopravvivenza, questo è puro paicere e desiderio di uccidere, non hai bisogno di voler sopravvivere....
...puoi farlo senza motivo...
...senza nemmeno sentirti minacciata....
...perchè anche tu sei un mostro...
"


Con un incredibile sforzo Alyssa rese nuovamente la ragione padrona del suo corpo e dominatrice dei suoi istinti.
Si diresse verso l'esterno, sperando di incontrare Emil.
Lui le avrebeb detto che stava bene.
E lei gli avrebbe fatto sapere che poteva di nuovo vedere e camminare...
...e la prossima volta avrebbero giocato insieme come facevano tutti i ragazzini della loro età.

Ma...

"Non è questo che vuoi...non ti basterebbe più.
Tu vuoi la caccia.
"


Sì, sì...era tutto danantamente vero...non poteva più negarlo a sè stessa.

Vedeva finalmente quella che doveva essere la porta d'uscita, lo capiva dalla luce che filtrava da sopra, sotto ed attraverso i cardini. Eppure, arrivata all'ultimo bivio, qualcosa distolse la sua attenzione dalla promessa di salvezza che che stava qualche metro avanti a lei.
Eh no...non era l'odore ad attrarla. Poteva facilmente intuire come in quella direzione non ci fosse nessuno, nè vivo...nè morto.
Rimase lì ferma per qualche lungo secondo. La mente non si risolveva di darle il permesso di seguire l'istinto. Era tutto troppo vago ed ignoto.
Cosa c'era lì che la attirava così tanto? Capiva che non era nemmeno un questione che riguardasse meramente l'istinto...era un richiamo per lei...dritto alla sua mente.
Imboccò di scatto il corridoio stretto e buio a passi veloci, un po' timorosi nonostante si sentisse invasa da una nuova e sconosciuta sicurezza.
Le si aprì improvvisamente davanti agli occhi una stanza circolare con il soffitto scolpito grossolanamente in una forma a volta appena abbozzata.
Proprio al centro dell'ambiente c'era una teca. Era essa che emanava la flebilissima luce che bastava ad illuminare il piccolo spazio circostante.

Cosa aspetti?
Mancano pochi passi.
E' così poco...
...Ciò che tu hai davanti è un altro sogno.
Un sogno di molte altre menti.
Un sogno che ha visto la luce...
...Ma che non è stato raggiunto da chi lo ha desiderato e creato.
Ora tu lo puoi prendere...
...Anche se non capisci il suo reale valore.
Perchè tu sei un sogno.
E solo un sogno può raggiungere altri sogni rimanendone illeso.


Fece come la voce sconosciuta le aveva detto. Essa sembrava quasi dar espressione ai pensieri più nascosti e confusi di lei...pensieri che lei non si rendeva conto nemmeno di avere.
Aprì cautamente, quasi con riverenza, la teca.
Al suo intenrno una katana lunga ed arcuata dall'impugnatura verde. Non sembrava aver nulla di particolare...eppure sembrava
pensasse. In quel momento non le sembrò strano supporre che fosse stata quell'arma a parlarle alla mente...
La afferrò e subitò avvertì qualcosa di simile ad una vibrazione legarla ad essa. Avrebbe potuto rimanere lì lungamente ad osservare la lama scura di quell'arma ed a porsi molte domande. Ma il cervello si impose su tutto e le ordinò di uscire...prima che il pericolo dalla natura tanto simile alla sua tornasse.

Arrivò finalmente fuori, ma non aveva visto Emil, ciò da una parte la rattristò perchè l'amico le mancava molto, ma l'altra si rallegrò perchè sarebbe stato solamente un impiccio, una misera preda che voleva a tutti i costi correre insieme ad un predatore.


Edited by Proto_Sword - 3/8/2011, 22:27
 
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