| . A n k o k u |
| | N arrato « Parlato » "Pensato"
I l treno sferragliava rumorosamente sui binari, procedendo a velocità sostenuta, come se avesse davvero fretta di arrivare a North City. Oltre la vana difesa perlacea del finestrino appannato si scorgeva uno spicchio di cupo paesaggio continuamente in trasformazione. Prima era la stazione ingrigita, poi i campi di grano ingrigiti, poi la pianura ingrigita, poi i boschi ingrigiti.. Tutto era grigio, pareva quasi uniforme, omologato. Ankoku si scosse, e portò una mano al viso pallido, sentendo le giunture dolere leggermente a quell'unico movimento dopo ore di immobilità assoluta. Si stiracchiò cautamente, misericordiosamente sola nello scompartimento freddo. Il suo respiro lieve si condensò in una lievissima, quasi invisibile nuvoletta bianca. Eh sì. Faceva decisamente freddo. La ragazza tese una mano verso il doppiopetto nero appoggiato sul sedile di fronte, lo afferrò decisa, ed alzatasi se lo infilò, agganciando tutti i bottoni dorati, fino all'ultimo, che stringeva delicatamente il collo in una morsa vellutata e calda. Quando s'era messa in viaggio, alle cinque esatte di quella mattina soffocante che minacciava pioggia, il cielo era coperto da grosse nubi grigiastre cariche d'acqua; soffiava un vento lieve ma gelido che penetrava sin nelle ossa, e l'aria profumava di quell'odore particolare, che viene definito semplicemente "odore di pioggia". Era salita sul treno indossando semplicemente un maglione in cachemire nero, dei pantaloni aderenti dello stesso colore e degli stivali in pelle, sottili e fascianti, con il tacco grosso e non tanto alto. In testa, una coppola alla francese tenuta leggermente obliqua sui capelli neri, sparsi in morbide onde sulla schiena. Gli occhi d'oro scintillavano mentre ispezionava la stazione un'ultima volta, girata a metà, e rischiò anche di cadere inciampando sugli scalini infidi. Infine si girò, cercando freneticamente uno scompartimento vuoto dove chiudersi, rigorosamente da sola. Il treno aveva un fondo in legno chiaro, dove le calzature battevano ritmicamente producendo un suono gradevole, per niente rimbombante. Le piacevano quei tipi di pavimenti. Si ritrovò a canticchiare qualcosa di indefinibile mentre faceva scorrere la porta dello scompartimento. Lo scompartimento era diviso dagli altri per mezzo di muri non troppo spessi, e separato dall'andito da una striscia di legno dove campeggiava la porta scorrevole; tre finestre rettangolari smerigliate davano un'idea indistinta delle persone fuori da esso che camminavano, sbuffando sotto il peso del bagaglio, magari con la moglie dietro che lo istigava. Si immaginò la scena, ridacchiando mentre posava lo sguardo sul proprio: una leggera valigia dove erano contenuti, meticolosamente ordinati, delle magliette, dei pantaloni, il libro di suo fratello "Principi dell'Alchimia Basilare" e i suoi effetti personali. Poca roba in tutto. Il freddo argento per un attimo le toccò la pelle. Il ciondolo che portava al collo mandò una minuscola nota cristallina. Pensierosa, la ragazza sciolse il nodo di seta che lo assicurava e lo prese delicatamente in mano. Esercitò una lieve pressione sul lato destro, come se temesse di romperlo; una piccolissima chiusura scattò ed ella si trovò di fronte al viso di suo fratello, sorridente, totalmente ignaro del turbamento della sorella."Mamoru.." L e sue ultime parole le attraversarono la mente come in un lampo, accompagnate dalle immagini di quell'arrivederci che suonava stonato, e dalla sensazione ancora vividissima della levità del bacio che le aveva impresso sulla fronte. Le mani le tremarono. Portando indietro il polso, richiuse con uno scatto il ciondolo. Un sonorissimo clack rimase sospeso per un attimo nell'aria gelida, mentre Ankoku riannodava il nastro di seta nera attorno al collo."Mamoru.. razza di cretino."
L a voce di qualcuno non meglio identificabile annunciò che erano giunti a destinazione. Lei tirò un sospiro di sollievo e, controllando quattro volte tutto lo scompartimento per scongiurare il pericolo di aver dimenticato qualcosa, afferrò la sacca, si aggiustò il cappello sul capo in modo sbarazzino e si affiancò alla fiumana di passeggeri che uscivano dal treno. Uscita che fu, un raggio di sole la colpì in pieno viso. Un sorriso le invase le labbra prepotentemente: la pioggia non le piaceva, preferiva di gran lunga una bella giornata calda e soleggiata, sebbene fosse difficile essere accontentata: il tempo era un po' pazzo nonostante la primavera inoltrata. A North City era già piovuto. Sguazzò nelle pozzanghere per un bel po' prima di riuscire a trovare la strada giusta per l'Accademia degli Alchimisti di Stato. Con in mano la valigia, avanzò semisicura a passo veloce verso il centro città. Ciò che più la colpì fu che per le vie non si sentiva nessun odore - oltre il fatto che non c'era anima viva, ma era comprensibile. Si sentì enormemente sollevata dal fatto che nessuno sguardo ostile, curioso, o lascivo potesse posarsi su di lei, e indubbiamente infreddolita dal vento freddo-umido che la investiva continuamente."Mi sono scelta proprio una bella giornata per venire ad arruolarmi.. Cretina! Potevo aspettare almeno l'estate! E cretino anche Mamoru! Ma dannazione!" T entò di fare dello spirito, almeno con sé stessa. Ma tutto quello che riuscì a guadagnare da questo pensiero sconclusionato fu di finire, con una graziosa scivolata, in una gigantesca pozzanghera, ed infradiciarsi tutta da capo a piedi. Che figura di cacca, decisamente. Fortuna che la valigia era impermeabile.
T irò un enorme sospiro di sollievo, accompagnato da un rispettabile brivido, quando vide il profilo di marmo bianco dell'Accademia ormai non così tanto lontano. Spendendo le sue ultime forze in una corsa discretamente rapida, andò a bussare, completamente zuppa, al gigantesco doppio portone, sperando che qualcuno sentisse e l'aprisse prima che si ritrovasse semiassiderata sugli scaloni.
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