• { Il treno sferragliava rumorosamente.., .arrival! the gold-eyed beast.

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. A n k o k u
view post Posted on 6/4/2008, 22:00




SPOILER (click to view)
N
arrato
« Parlato »
"Pensato"


I
l treno sferragliava rumorosamente sui binari, procedendo a velocità sostenuta, come se avesse davvero fretta di arrivare a North City. Oltre la vana difesa perlacea del finestrino appannato si scorgeva uno spicchio di cupo paesaggio continuamente in trasformazione. Prima era la stazione ingrigita, poi i campi di grano ingrigiti, poi la pianura ingrigita, poi i boschi ingrigiti.. Tutto era grigio, pareva quasi uniforme, omologato. Ankoku si scosse, e portò una mano al viso pallido, sentendo le giunture dolere leggermente a quell'unico movimento dopo ore di immobilità assoluta. Si stiracchiò cautamente, misericordiosamente sola nello scompartimento freddo. Il suo respiro lieve si condensò in una lievissima, quasi invisibile nuvoletta bianca.
Eh sì. Faceva decisamente freddo. La ragazza tese una mano verso il doppiopetto nero appoggiato sul sedile di fronte, lo afferrò decisa, ed alzatasi se lo infilò, agganciando tutti i bottoni dorati, fino all'ultimo, che stringeva delicatamente il collo in una morsa vellutata e calda.
Quando s'era messa in viaggio, alle cinque esatte di quella mattina soffocante che minacciava pioggia, il cielo era coperto da grosse nubi grigiastre cariche d'acqua; soffiava un vento lieve ma gelido che penetrava sin nelle ossa, e l'aria profumava di quell'odore particolare, che viene definito semplicemente "odore di pioggia".
Era salita sul treno indossando semplicemente un maglione in cachemire nero, dei pantaloni aderenti dello stesso colore e degli stivali in pelle, sottili e fascianti, con il tacco grosso e non tanto alto. In testa, una coppola alla francese tenuta leggermente obliqua sui capelli neri, sparsi in morbide onde sulla schiena. Gli occhi d'oro scintillavano mentre ispezionava la stazione un'ultima volta, girata a metà, e rischiò anche di cadere inciampando sugli scalini infidi. Infine si girò, cercando freneticamente uno scompartimento vuoto dove chiudersi, rigorosamente da sola.
Il treno aveva un fondo in legno chiaro, dove le calzature battevano ritmicamente producendo un suono gradevole, per niente rimbombante. Le piacevano quei tipi di pavimenti. Si ritrovò a canticchiare qualcosa di indefinibile mentre faceva scorrere la porta dello scompartimento.
Lo scompartimento era diviso dagli altri per mezzo di muri non troppo spessi, e separato dall'andito da una striscia di legno dove campeggiava la porta scorrevole; tre finestre rettangolari smerigliate davano un'idea indistinta delle persone fuori da esso che camminavano, sbuffando sotto il peso del bagaglio, magari con la moglie dietro che lo istigava. Si immaginò la scena, ridacchiando mentre posava lo sguardo sul proprio: una leggera valigia dove erano contenuti, meticolosamente ordinati, delle magliette, dei pantaloni, il libro di suo fratello "Principi dell'Alchimia Basilare" e i suoi effetti personali. Poca roba in tutto.
Il freddo argento per un attimo le toccò la pelle. Il ciondolo che portava al collo mandò una minuscola nota cristallina.
Pensierosa, la ragazza sciolse il nodo di seta che lo assicurava e lo prese delicatamente in mano. Esercitò una lieve pressione sul lato destro, come se temesse di romperlo; una piccolissima chiusura scattò ed ella si trovò di fronte al viso di suo fratello, sorridente, totalmente ignaro del turbamento della sorella.

"Mamoru.."

L
e sue ultime parole le attraversarono la mente come in un lampo, accompagnate dalle immagini di quell'arrivederci che suonava stonato, e dalla sensazione ancora vividissima della levità del bacio che le aveva impresso sulla fronte.
Le mani le tremarono. Portando indietro il polso, richiuse con uno scatto il ciondolo. Un sonorissimo clack rimase sospeso per un attimo nell'aria gelida, mentre Ankoku riannodava il nastro di seta nera attorno al collo.

"Mamoru.. razza di cretino."


L
a voce di qualcuno non meglio identificabile annunciò che erano giunti a destinazione. Lei tirò un sospiro di sollievo e, controllando quattro volte tutto lo scompartimento per scongiurare il pericolo di aver dimenticato qualcosa, afferrò la sacca, si aggiustò il cappello sul capo in modo sbarazzino e si affiancò alla fiumana di passeggeri che uscivano dal treno.
Uscita che fu, un raggio di sole la colpì in pieno viso. Un sorriso le invase le labbra prepotentemente: la pioggia non le piaceva, preferiva di gran lunga una bella giornata calda e soleggiata, sebbene fosse difficile essere accontentata: il tempo era un po' pazzo nonostante la primavera inoltrata.
A North City era già piovuto. Sguazzò nelle pozzanghere per un bel po' prima di riuscire a trovare la strada giusta per l'Accademia degli Alchimisti di Stato.
Con in mano la valigia, avanzò semisicura a passo veloce verso il centro città. Ciò che più la colpì fu che per le vie non si sentiva nessun odore - oltre il fatto che non c'era anima viva, ma era comprensibile.
Si sentì enormemente sollevata dal fatto che nessuno sguardo ostile, curioso, o lascivo potesse posarsi su di lei, e indubbiamente infreddolita dal vento freddo-umido che la investiva continuamente.

"Mi sono scelta proprio una bella giornata per venire ad arruolarmi.. Cretina! Potevo aspettare almeno l'estate! E cretino anche Mamoru! Ma dannazione!"

T
entò di fare dello spirito, almeno con sé stessa. Ma tutto quello che riuscì a guadagnare da questo pensiero sconclusionato fu di finire, con una graziosa scivolata, in una gigantesca pozzanghera, ed infradiciarsi tutta da capo a piedi.
Che figura di cacca, decisamente.
Fortuna che la valigia era impermeabile.

T
irò un enorme sospiro di sollievo, accompagnato da un rispettabile brivido, quando vide il profilo di marmo bianco dell'Accademia ormai non così tanto lontano. Spendendo le sue ultime forze in una corsa discretamente rapida, andò a bussare, completamente zuppa, al gigantesco doppio portone, sperando che qualcuno sentisse e l'aprisse prima che si ritrovasse semiassiderata sugli scaloni.
 
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Lord_Lloyd
view post Posted on 7/4/2008, 14:05




Come oramai era abituata a fare, Lorelai era seduta dietro il bancone della Hall dell'Accademia, intenta a compilare l'ennesima pila di documenti che il Tenente Ukoku gli aveva molto democraticamente ordinato di completare.
*Ma dico io, perchè proprio a me? Che cosa ho fatto di tanto male per meritare un capo come lui, eppure non mi sembra di essere tanto male come soldato.*
Nonostante tutto non poteva farci nulla, non si discutevano gli ordini di un superiore; in quel preciso istante stava per porre il timbro dell'Accademia sul duecentotrentaquattresimo documento, riguardante le ultime spese per la riparazione della palestra grande, spese che da quando da Central City erano stai trasferiti alcuni ufficiali si erano a dir poco triplicate.
Con la mano indolenzita per il troppo scrivere, posò il timbro vicino alla fila di fogli che ancora doveva compilare e sospirò; in quel momento qualcuno bussò al grande portone d'ingresso. Lorelai si allungò leggermente verso la piccola finestra alla sua destra che si affacciava verso l'esterno e da lì intravide Ankoku, fradicia dalla testa ai piedi e con una valigia in mano; non ci voleva chissà quale ingegno per intuire il motivo per cui quella ragazza si trovava lì, ma bisognava comunque prenderne atto. Si alzò dalla sedia e aggirò il bancone, avanzando verso l'ingresso; aprì il grande portone e si ritrovò di fronte proprio la ragazza.

-Dichiarare nome e intenzioni, prego.-
Fece quasi come se stesse recitando una filastrocca, ormai non sapeva quante volte aveva ripetuto quella frase.
 
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. A n k o k u
view post Posted on 7/4/2008, 14:43




A
nkoku era sotto il getto impietoso e freddo della pioggia da circa cinque minuti, e cominciava a sentire lo sconforto nel cuore che batteva veloce per riscaldarla. Alzata la mano sinistra, si stropicciò gli occhi, avvertendo il contatto spiacevole della pelle gelida e intirizzita. Si osservò le dita: stavano assumendo un colore violaceo, come quelle della destra che stringevano, immote, il manico della valigia scura. Non se le sentiva più.
Dopo quelli che ad ella erano parsi anni, secoli di freddo e di pioggia, il grande portone di legno massiccio e scurito venne aperto da una donna. Essendo in penombra, gli occhi di Ankoku si dovettero sforzare per avere un'immagine d'insieme del suo viso. I capelli erano neri, mossi, portati corti sopra le spalle, e un ciuffo le ricadeva sopra gli occhi scuri che splendevano dietro le lenti degli occhiali.
Portava la divisa dell'Esercito; Ankoku, senza esitazione, fece il saluto militare, incatenando il suo sguardo color dell'oro a quello seccato di lei. Si vergognava un po' d'essersi fatta beccare a stropicciarsi gli occhi come una bambina.

« Mi chiamo Ankoku Kurohyou, vengo dall'Ovest. Sono qui per entrare a far parte dell'Esercito. »

L
a sua voce sottile, lievemente dolce, era ferma e decisa. Guardava dritta davanti a sé, guardava la donna, nella sua fierezza di diciassettenne zuppa e infreddolita.
Un soffio di vento la gelò, scuotendole i capelli umidi.
Al di là del portone, si intravvedeva uno spicchio dell'atrio del grande edificio. Il pavimento era ricoperto di piastrelle in marmo, che doveva essere bianco come quello che componeva le mura. Non si riusciva a vedere: tutto era pieno d'ombre indistinte, sfumate in mille gradazioni di - deprimente - grigio.
Si sentiva in soggezione. Era come stare davanti alle fauci di un grande mostro addormentato.
Il ciondolo d'argento a forma di cuore brillò appena, quasi spaventato, come se avesse captato i sentimenti di Ankoku.
 
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Lord_Lloyd
view post Posted on 7/4/2008, 15:04




Lorelai osservò per qualche secondo la ragazza bagnata e infreddolita davanti a lei, con tutto quello che aveva da fare un si era proprio accorta che avesse iniziato a piovere.
-Una nuova Recluta a quanto pare, bene signorina venga dentro al caldo, rischia di prendersi un malanno se rimane fuori.-
Fece gentilmente ad Ankoku, invitandola ad entrare; richiuse poi il portone alle loro spalle, certo ora era leggermente infreddolita anche lei, maledetti cambiamenti climatici. Avanzò lentamente, precedendo la ragazza portandosi nuovamente verso il bancone della Hall, aggirandolo nuovamente e inginocchiandosi verso uno dei cassetti più bassi, aprendolo e prendendo da esso un piccolo lenzuolino bianco che porse alla ragazza.
-Tenga, si asciughi un pò, non è il caso di presentarsi davanti ad un superiore completamente fradici. Non è molto, ma è meglio di niente.-
 
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. A n k o k u
view post Posted on 7/4/2008, 15:27




« Grazie mille. »

S
ussurrò, entrando. Il suono dei suoi passi sul pavimento marmoreo echeggiava appena nell'atrio vuoto.
Tutto era bianco; se ne accorse, poichè un raggio di sole aveva illuminato le finestre. Masticò un'imprecazione tra i denti, mostrando una buffa espressione contrariata. Proprio adesso doveva spuntar fuori?!
Si accorse che la giovane donna le porgeva un pezzo non troppo grande di candida stoffa piegata. Accennando un sorriso riconoscente lo prese tra le dita. Era spesso, deliziosamente soffice al tatto, e quando vi immerse il viso, come una bambina, sentì un delicato profumo di lavanda.
Abbandonò la presa sulla valigia, sentendo le dita contratte tentare di rilassarsi, e toltasi la coppola, che poggiò sul bagaglio, si strofinò vigorosamente il viso, che riprese quasi all'istante un po' di colore.
Si asciugò come meglio poteva, accorgendosi della grande differenza termica tra l'interno dell'edificio e l'esterno.
Sentendo la parola "superiore", si allarmò un poco. S'era certamente aspettata di dover venire esaminata e presentata a un superiore, ma tra l'immaginarlo nella sua mente e il sentirselo dire davvero.. Ne passava!
Cercò di ricomporre sul viso un'espressione tranquilla, ma il suo cuore batteva forte e gli occhi irrequieti la tradivano. Sentiva un leggero calorino sulle guance, segno che doveva essere arrossita.
Guardò la sua valigia con dentro il suo prezioso contenuto. Istantaneamente volle chiedere dove poteva sistemarla, ma rinunciò a fare un'eventuale brutta figura e, astenendosi dal guardarsi troppo intorno, aspettò che le dicessero di quale morte morire. La sua decisione a voler entrare nell'Esericto era immutata, anzi, se possibile più orte di prima, ma si sentiva terribilmente insicura, come se ogni passo potesse costarle la vita o, peggio, l'ammissione in Accademia.
 
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Lord_Lloyd
view post Posted on 8/4/2008, 15:50




Rimanendo ferma sull'attenti davanti ad Ankoku, Lorelai attese pazientemente che la ragazza di rimettesse un pò a posto; notò il suo strano atteggiamento, ma non era di certo la prima volta che accadeva, tante nuove reclute prima di lei trovavano strano dover incontrare così presto un loro superiore.
-Non deve preoccuparsi, è la procedura che implica la sua iscrizione qui in Accademia, quindi non c'è nulla da temere.-
Cercò di calmarla, mantenendo comunque un tono pacato e professionale; ritirò il lenzuolino dalle mani della ragazza, riponendolo poi con curo nel cassetto da cui lo aveva preso.
-Se è pronta, la prego di seguirmi; per l'iscrizione dobbiamo recarci su al terzo piano. E' una bella camminata, ma non si può fare altrimenti.-
Detto questo avanzò verso il corridoio dell' grande Hall, precedendo Ankoku, svoltando poco dopo uno secondario su cui si affacciavano i primi gradini di marmo bianco delle grande scalinata.
-Da questa parte, venga.-
 
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. A n k o k u
view post Posted on 9/4/2008, 15:32




A
nkoku, esitante, ringraziò con un fugace sguardo sorridente per quel piccolo, ma efficace, tentativo di tranquillizzarla. Annuì decisamente, dopo qualche brevissimo istante di tentennamento, prima di decidersi finalmente a seguire Lorelai; e si mantenne a qualche passo di distanza dalla donna, cercando di evitare di fissare gli occhi sulla sua schiena, per timore di provocare disagio.
Così i suoi occhi si spostavano dappertutto nei grandi saloni; ed ammiravano l'austero candore di quell'edificio, la sua severità quasi spigolosa. Attorno non si vedeva nessuno, né s'udivano conversazioni o passi; tutto sembrava quieto. Rabbrividì mentalmente, e si sistemò una ciocca nera dietro l'orecchio. Gesto inutile, poichè ricadde ancora sugli occhi dorati, adombrandoli di una tristezza che in realtòà non possedeva.
Sentendosi un tantino a disagio, quasi sospirò di sollievo quando Lorelai parlò di nuovo.
Ma, osservano l'augusta magnificenza delle auguste rampe di scale che augustamente si snodavano per un tragitto che sembrava lungo chilometri, quasi le venne un colpo.
Posando solo la punta del piccolo piede sul primo scalino, il tallone ancora in aria, come una ballerina, le sembrò di essere entrata davvero - volente o nolente - a far parte di quel microcosmo rigido che era l'Esercito. Come un Pinocchio che viene inghiottito dal Pescecane, il mostro l'aveva ingoiata con coppola e valigia, trascinandola nei meandri delle sue viscere.
Ma la sua volontà non avrebbe traballato mai. Aveva deciso di diventare Alchimista di Stato per due ben precisi motivi e perchè l'aveva promesso a due ben precise persone. A suo fratello, ed alla sua anima.
E Ankoku, quando prometteva qualcosa, era dannatamente attaccata alla sua parola.
 
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Lord_Lloyd
view post Posted on 9/4/2008, 15:53




E così le due iniziarono la salita di quelle scale, impresa che all'inizio sembrava quasi impossibile da realizzare; Lorelai precedeva Ankoku solo di alcuni gradini ed ogni suo passo sembrava trasmettesse fierezza e professionalità.
Passarono poco più di cinque minuti prima che raggiunsero l'ultimo tratto di scale che finivano affacciate su un corridoio molto simile a quello della Hall; messo piede al terzo piano, Lorelai si voltò un attimo per controllare se la neo-Recluta la stesse ancora seguendo, quindi proseguì il cammino. Il terzo piano dell'Accademia di divideva in due lunghi corridoi perpendicolari tra loro, uno su cui si affacciavano, oltre alla rampa di scale, un gran numero di porte in legno di un marrone molto scuro e con altrettante finestre poste proprio difronte a loro, l'altro invece era caratterizzato da un tappeto di un rosso scarlatto che terminava davanti ad un'enorme portone in legno finemente intagliato e misteriosi simboli alchemici.

-Mi segua.-
Disse Lorelai, conducendo la ragazza per il lungo corridoio con i vari uffici del personale militare.
 
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. A n k o k u
view post Posted on 11/4/2008, 16:01




"Mio Dio.."

D
ue parole che ricorrevano costantemente nella mente di Ankoku mentre saliva diligentemente le scale a pochi passi di distanza da Lorelai. I gradini erano belli, oh sì se erano belli.. ma ripidi in una maniera allucinante. I muscoli delle gambe, intorpiditi dalle lunghe ore passate seduta in treno sulla scomoda panca di legno, le prudevano, provocandole un leggero fastidio. Il respiro, dapprima estremamente leggero, non conservava più la sua levità: era leggermente affannato, il cuore pompava accelerato.
Ad ogni passo il ciondolo batteva contro la pelle del collo. Non era tanto il contatto del prezioso metallo che le dava fastidio - ormai era caldo - ma il fatto che l'assurdo silenzio che permeava quel luogo le pressava i timpani dandole una spiacevole sensazione di oppressione e faceva rimbombare contro le pareti ogni suo passo, ogni fruscio delle vesti, ogni deglutizione a vuoto, ogni battito dell'argento sulla pelle.
I tacchetti delle scarpe di tela battevano sul candido marmo. Quando le scale cessarono per la terza volta, lo sguardo indagatore di Lorelai si posò su Ankoku, rimasta un po' indietro, provocandole un sottile disagio e costringendola a far guizzare le iridi oltre la donna, ad ammirare i due maestosi corridoi paralleli che le stavano davanti.
Erano stati progettati magistralmente, con una prospettiva particolare, in modo da dare un'idea di infinito e di dritto molto adatta a quell'edificio e alla funzione che rappresentava.
Esaminò meglio le due vie. In quella a sinistra si apriva un'altra rampa di scale, e tante porte, tutte in pregiato legno massiccio. Non era ebano; forse mogano. Le maniglie luccicavano dorate. Alla flebile luce del sole che penetrava dalle tante finestre.
Quello a destra invece si snodava perfetto, con il pavimento candido coperto da un soffice tappeto cremisi rifinito abilmente da mani artigiane.
Seguendo con lo sguardo quella linea rossa come il sangue - lo sguardo di Ankoku s'indurì impercettibilmente a quel pensiero - s'arrivava ad un enorme portale, anch'esso in legno. Aveva due grandi battenti, fregiati da disegni che non riusciva a vedere e tantissimi simboli alchemici che non riusciva a comprendere.
Lo sguardo di Ankoku era incatenato a quei fregi. La voce di Lorelai, però, professionale e distaccata, la distolse dai suoi pensieri; affrettandosi a seguirla attraverso il corridoio di sinistra, osò domandarle spiegazioni, in tono neutro.

« Signorina, mi scusi.. posso sapere dove conduce quel portale? »

 
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Lord_Lloyd
view post Posted on 11/4/2008, 16:37




Guidandola per il lungo corridoio, Lorelai non poté ignorare la domanda di Ankoku, a cui si affrettò a dare risposta.
-Quel corridoio conduce direttamente verso l'ultimo piano dell'Accademia, dove sono collocati gli uffici dei Generali, dei Comandanti e del Comandante Supremo.-
Disse pacatamente, continuando ad avanzare per la stessa direzione; superarono numerose porte, dall'intarsio così rigidamente uguale, raggiungendo circa la metà di quel corridoio.
-Ecco, siamo arrivati.-
Fece Lorelai, fermandosi davanti ad uno degli uffici e voltandosi in direzione delle ragazza; bussò due volte alla porta, quindi allungò la mano verso la maniglia e l'aprì. L'ufficio era una stanza abbastanza grande, tanto che ci stavano comodamente posizionate cinque scrivanie in legno, due a sinistra, due a destra e l'ultima nel fondo, vari armadietti, con dentro probabilmente degli archivi e dei documenti, e altri tipi di arredamenti caratteristici di un luogo di lavoro.
L'ufficio era praticamente deserto, normale data l'ora, se non fosse per l'unica persona presente, a parte le due ragazze, seduta alla seconda scrivania sulla sinistra.

-Buongiorno Tenente Highlight.-
Si affrettò velocemente a dire Lorelai, mettendosi subito sull'attenti a facendo saluto militare. Lloyd, chino sulla scrivania ed intento a compilare alcuni documenti, all'udire quella voce abbastanza familiare, alzò leggermente il capo, fissandola da sopra le piccole lenti rettangolari.
-Buongiorno a te, Lorelai; hai bisogno di qualcosa?-
Fece placidamente il Tenete.
-Mi scusi, signore, pensavo di trovare il Tenente Yamato; c'è con me una ragazza che vorrebbe entrare a far parte dell'esercito-
Si affrettò velocemente a rispondere, scostandosi leggermente dalla porta, facendo entrare Ankoku; Lloyd spostò leggermente lo sguardo su di lei, con occhi scrutatori, come per studiarla.
-Ukoku non è ancora arrivato, comunque non c'è alcun problema, allora, posso benissimo occuparmene io. Signorina, la prego, si avvicini.-
Disse qualche attimo dopo, rivolto rispettivamente a Lorelai ed ad Ankoku.
 
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. A n k o k u
view post Posted on 11/4/2008, 17:30




A
nkoku annuì, come a dar segno di aver capito, e riprese un'espressione un po' pensierosa, quasi persa nelle proprie misteriose elucubrazioni e nei proprio fragili castelli in aria. Si sbeffeggiò un po', nella sua mente. Cosa si era immaginata? Cose misteriose, al limite del sovrannaturale? Che Lorelai non le rispondesse, assumendo un'aria misteriosa? Che cretina. Certo che ne aveva di fantasia. Era ovvio che quegli uffici fossero spostati in una parte differente dell'edificio, lontano dagli altri.
Eppure, quel portale aveva comunque qualcosa di magico, che attirava la sua parte d'anima più nascosta e più intima. Al di là degli spessi battenti di legno intarsiato, i maggiori ufficiali dell'Esercito decidevano delle sorti dello Stato. Era affascinata.
Chinò il capo di lato, adombrando metà viso con la capigliatura ribelle. Continuò a seguire la donna con una faccia seria dipinta a metà sul volto di porcellana, guardando le porte e gli arredi - ma lo sguardo d'ambra vi scorreva sopra leggero, senza in realtà vederli.
A stento udì la voce di Lorelai che poneva una brusca fine al loro breve cammino; si risvegliò dal suo breve sogno giusto in tempo per vedere Lorelai che sava l'ultimo sonoro tocco alla porta e, afferrata la maniglia, la apriva.
Si avvicinò di un passo, tre quarti di passo soltanto, leggermente intimidita dallo spicchio di stanza che riusciva ad intravvedere diagonalmente da dietro la spalla destra di Lorelai.
Vedeva un muro bianco, una scrivania di legno lucido, un angolo di finestra che riluceva fastidiosamente, colpita dalla luce, un armadietto squadrato.
Vide Lorelai mettersi sull'attenti e salutare quello che chiamò rispettosamente "Tenente Highlight".
Un po' in soggezione, si sfilò il doppiopetto nero, sistemando nervosa un bottone d'avorio, ed attese di buon grado che Lorelai la introducesse. Con passo leggero ed elastico, poggiando quasi solo le punte dei piedi, entrò nella stanza, così d apoterne avere una visuale complessiva.
Ankoku, riflessiva e osservatrice per natura, esaminò con due occhiate fugaci l'ambiente. Si respirava un odore.. di lavoro. Odore di carta, di inchiostro, di legno. Era un odore che sapeva un po' di casa, per lei che amava leggere e scrivere tutto quello che pensava. Per lei che amava quel genere di lavori e di ambiente.
Quasi sorrise, respirando a pieni polmoni quell'aria polverosa e rivolgendosi verso il Tenente. I suoi occhi scintillarono d'oro, colpiti da un raggio fuggiasco di sole, e le pupille si dilatarono e si restrinsero visibilmente.
Scattò diligentemente sull'attenti, facendo un fluido saluto militare prima di avvicinarsi.

« Buongiorno, signore. »

S
alutò educatamente, in tono un po' neutro un po' nascostamente gaio, prima di avvicinarsi con passo lieve alla scrivania, come richiesto dall'ufficiale.
Lo osservò di sottecchi: un viso decisamente mascolino, bello, occhi castano chiaro screziati appena di rosso, capelli bianco-argento, forse un po' opachi.
Il contatto con il suo sguardo fu intenso. Fu come se una scarica elettrica fosse passata tra i loro occhi; istintivamente, Ankoku abbassò i propri, spaventata da quel contatto indesiderato, distogliendo l'attenzione dal suo viso per andarsi a concentrare sul muro bianco che aveva davanti.
Talmente bianco, asettico, innaturale, che le fece impercettibilmente storcere un angolo della bocca.
Si mise una ciocca di capelli dietro l'orecchio, attendendo il "responso" del Tenente Highlight, adagiato sulla sedia con una postura plastica, evidentemente rilassato.
Avrebbe pagato oro per avere anche un minimo di quella tranquillità.
Ciò si rifletteva nella contrazione dei muscoli delle braccia e della schiena. La sua posa non era morbida e leggera come al solito, ma rigida, come una fiera spaventata che si ritira sulle zampe posteriori, tendendo le anteriori e snudando appena le zanne bianche.
[ Se ve lo state chiedendo, no, Ankoku non stava ringhiando addosso al Tenente, messa a quattro zampe e col sedere per aria. ]

 
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Lord_Lloyd
view post Posted on 11/4/2008, 19:53




A differenza della ragazza, Lloyd insistette nel mantenere lo sguardo fisso su di lei. Si portò una mano sugli occhiali, togliendoseli e li ripose nel piccolo taschino della giacca dell'uniforme, lasciandoli leggermente pendere verso destra; intrecciò le mani davanti al volto, nascondendone così la parte dalla bocca in giù.
Percepiva una leggera tensione dal comportamento di Ankoku, cosa abbastanza normale in un novizio e soprattutto in persona che si ritrovava di fronte ad una nuova realtà. Rimase a fissarla così per ancora qualche secondo, forse stava solo cercando di capire cosa mai potesse spingere una ragazza così giovane a unirsi all'esercito, fino a quando non si decise a parlare.

-Innanzi tutto ci tengo a presentarmi: sono Lloyd Highlight, Tenente dell'Accademia di Nord City.-
Iniziò a dire, mantenendo un tono di voce tranquillo e professionale.
-Da quello che ho potuto capire, lei vole fare richiesta per entrare nell'esercito, dunque avrei bisogno di sapere il motivo di tale decisione. Può capire che per poter ammettere qualcuno all'Accademia, vedo essere certo che sia ben motivato, signorina...-
Lasciò così la frase appositamente in sospeso, in modo da permettere alla ragazza di presentarsi da se.
 
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. A n k o k u
view post Posted on 14/4/2008, 13:02




« Ankoku Kurohyou. Douzo yoroshiku onegaishimasu.. Oh, scusi. Volevo dire, piacere di conoscerla. »

F
ece un vago gesto di scuse con la mano, una specie di espressione semi-contrita in viso. Pur essendo abituata a parlare la lingua corrente, talvolta le capitava di usare frasi comuni nella propria parlata natia. Il più delle volte veniva guardata con aria curiosa, come se fosse uno strano animale, talvolta veniva ignorata o addirittura sbeffeggiata per quel difetto istintivo.
Si sentì ancora più nervosa dopo quell'errore grossolano, e cercò di imporsi la calma. Più si agitava, più aumentava il rischio di altre eventuali gaffes.
Rimuginò per qualche secondo prima di rispondere al Tenente. Forse le sue motivazioni erano troppo fievoli per entrare nell'Esercito? Forse il suo voler ritrovare Mamoru poteva essere valutato soltanto un capriccio? Decise di tenere nascosta la sua parentela con Mamoru, almeno per il momento. Tolto lui, che nella scala non era la motivazione più importante del suo entrare nell'Esercito, cosa rimaneva?

« Se può perdonarmi qesta mia arroganza, signor Tenente, io vorrei diventare un'Alchimista di Stato, con tutto ciò che concerne tale carica, per apprendere tutto ciò che mi sarà possibile apprendere, viaggiare, studiare, e comprendere meglio tutto ciò che mi circonda, la natura delle infinite correnti che infiammano la natura e l'umanità, con i potenti mezzi dell'Esercito. Vorrei diventarlo, con tutti gli onori e gli oneri, a costo di essere chiamata cagna, per dimostrare alla vita che non sempre devo rimanere a quattro zampe per terra. Non ho una storia particolarmente dolorosa, ma le mie piccole sofferenze le ho avute.. Non inseguo la vendetta, di nessun genere, a parte quella sul destino che mi ha condotto qui. Cerco solo mio fratello maggiore, il sapere, ed una speranza di una vita migliore di quella che ho avuto fino ad adesso.
Lei potrà chiedersi "E devi per forza entrare nell'Esercito per fare questo?".. Ebbene, come non darvi ragione? E come negare che, facendomi insegnare da qualche Alchimista vattelapesca, potrei comunque imparare ad usare quest'arte così complessa? E io risponderei semplicemente: "Sì, perchè solo l'Esercito può farmi diventare quello che ho intenzione di diventare, con la competenza adatta e i grandi mezzi di cui dispone." Ovviamente senza offesa né arroganza, signore. Se io diventassi un'apprendista di un Alchimista qualsiasi, non potrei mai fare carriera.
Se non la riterrete una motivazione sufficiente, sono pronta a tornare indietro, a quella che è stata la mia casa. »


« E perdonatemi se vi ho annoiato.. Tsk. Chilometri e chilometri lontano.. Penso che siano ragioni sufficienti per spingermi nelle fauci di questa belva chiamata Esercito a fare figure del cavolo inutilmente. Beh, almeno se mi ride in faccia e mi fa accompagnare alla porta restituendomi il bagaglio dirò di essere stata fortunata. E non avrò rimorsi. »

F
inito il suo piccolo discorso, e pensata la sua piccola rivincita, reclinò il viso da un lato, mostando l'iride dorata dell'occhio destro che riluceva determinata sotto un raggio solitario.
La sua voce, per tutto il tempo, era rimasta decisa, senza essere né tagliente né arrogante, e quasi calma.
Sardonico sembrava il suo enigmatico sorriso quando tornò a guardare il Tenente, aspettandosi una sua grassa risata.
Si aspettava un discorso fatto di due frasi realistiche messe in croce, forse, e non uno sproloquio insensato come quello che lentamente era stillato dalle labbra veraci e spigliate della ragazza.
 
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Lord_Lloyd
view post Posted on 20/4/2008, 22:17




Il tenente rimase completamente impassibile, mentre la ragazza parlava, parlando meticolosamente delle sue motivazioni, le sue aspettative, ciò che voleva, rimase a guardarla, tenendo lo sguardo fisso su di lei, volendone deliberatamente incrociare lo sguardo; l'idea che Lloyd si fece di Ankoku fu l'insieme delle cose che gli aveva trasmesso attraverso le sue parole, un quadro nel generale complesso, ma che aveva distinta ogni sua minima parte.
Non nascose un piccolo sorriso di compiacimento, raramente si ritrovava in una ragazza così giovane, una determinazione di quel genere, una chiarezza sugli obiettivi da raggiungere...
In un certo senso, era lui stesso affascinato da lei, certo non lo diede a vedere, ma non poteva certo nasconderlo a se stesso; quando Ankoku ebbe finito di parlare, cadde su di loro uno strano silenzio, per nulla imbarazzante, quanto carico di una particolare tensione; sembrava la calma prima della tempesta.
La grassa risata che la ragazza si aspettare di ricevere, in realtà, non arrivò mai, al contrario Lloyd sembrava volerne capire di più, studiare la persona che aveva davanti, volendone quasi cogliere da lei quegli aspetti ancora coperti dall'ombra.

-Signorina Kurohyou...-
Iniziò a dire, mantenendo quel tono pacato che lo distingueva, senza però spostare minimamente lo sguardo da Ankoku.
-...ammetto di essere rimasto piacevolmente impressionato, non è facile vedere una tale sicurezza in persona come lei. Mi ha detto che è disposta a sopportare i gravi compiti che l'Esercito le potrà far gravare pur di raggiungere i suoi scopi e questo le fa sicuramente onore, ma ci sono cose che vanno ben oltre il semplice disprezzo popolare...ci chiamano "Cani dell'Esercito" e non sarò di certo io a contraddirli, ma lei sa dirmi qual è il motivo di questo sopranome? Sarebbe in grado, in qualunque circostanza, di mantenere fede al giuramento militare? Sarebbe in grado di agire anche contro la sua volontà? Sarebbe capace di uccidere solo perchè così le è stato ordinato?-
Il suo non voleva essere in alcun modo un demoralizzare la ragazza o un tentativo di farla desistere, ma al contrario era una prova, un test si può dire. Il mondo dell'Esercito era completamente diverso dalla normale vita a cui tutti erano abituati, lui lo sapeva benissimo; era un mondo senza garanzie, in cui difficilmente si trova qualcuno che ti aiuti a rialzarti quando cadi. Ora aspettava solo ad Ankoku dimostrargli di essere consapevole di ciò.
 
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. A n k o k u
view post Posted on 21/4/2008, 21:40




« Signorina Kurohyou. »

I
l pacato richiamo del Tenente Highlight, che non presentava neanche un'ombra di sarcasmo né di scherno, forse soltanto un poco compiaciuto, la sorprese - piacevolmente - quanto bastava per costringerla a voltarsi appena ed ad indirizzare direttamente lo sguardo altero e fermo nelle iridi dell'uomo. Esse erano limpide, del colore castano scuro del miele di castagno, quello che le piaceva tanto, che Mamoru le portava sempre in piccoli vasetti di vetro colorato. Quanto amava immergervi le dita e sentire quel sapore dolce sulla lingua.. Ma si distrasse. Lo sguardo di lui sembrava volerle penetrare nell'anima - non con quella violenza cruda dei prepotenti, ma con una calma paziente che ben si adattava a quel poco che aveva carpito del suo carattere - e per questo non cercò di chiudersi dentro un fragile eppur ostinato guscio come di solito faceva.
Certamente non amava ricevere intrusioni del genere, poiché destabilizzavano il suo equilibrio interno; ma quella era così delicata.. Una parte della sua inquietudine si sciolse; ma fu solo una parte, poichè la parlata fluente dell'ufficiale aveva ricominciato a farsi udire ed a rimbombare tra le mura biancastre, e Ankoku doveva ascoltare. Lo fece con estrema attenzione, carpendo la sfumatura professionale palesata in esse, e sorrise amaramente, senza remore, all'uomo che aveva davanti.

« Signor Tenente.. non sarei qui se non l'avessi già precedentemente calcolato, le pare? »

F
ece un aggraziato quanto eloquente gesto con la man dritta; la sua espressione sembrava chiedere "Ma che, mi crede scema?".
Ankoku aveva ponderato con estrema lucidità e calma quello che aveva intenzione di fare e diventare già nella ristrettezza soffocante del suo ex-appartamento di città. Sapeva a cosa andava incontro, ma l'Esercito era la sua unica concreta possibilità; avrebbe dovuto eseguire ordini che potevano andare oltre la sua moralità, scavalcarla senza tanti complimenti, vessarla con la spada di Damocle che era la sua cacciata dall'arma e la corte marziale che pendeva sempre sopra la sua testa; era pronta a quello? Lo era davvero?
Se sì, allora era fatta; se no, non doveva far altro che dirlo e voltare le spalle alla vita che aveva immaginato.
Chinò la testa, un po' pentita di come si era espressa in precedenza.

« Scusi. Io comprendo quello che mi sta dicendo, è giusto che lei me lo chieda; e io le rispondo: sì, sono pronta ad affrontare tutti gli onori e gli oneri del titolo che mi verrà assegnato. Sono pronta ad affrontare ordini che andranno contro la mia etica o il mio pensiero; ma li eseguirò senza esitazione, per duri che siano, ed in.. qualunque.. cirostanza. »

 
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